A 98 anni trova un Bot-tesoretto, ma il giudice deciderà nel 2019
di Marilù Musto
La risposta del Ministero
La storia della signora Carmela e dei suoi risparmi potrebbe finire nel dimenticatoio. O, meglio: al cimitero se non si fa in fretta. La banca da un lato, la giustizia italiana dall’altro, giocano sul fattore tempo. Al centro, c’è quel bot di 10 mila lire emesso 63 anni fa che vale 144 mila euro e poi c’è il Ministero dell’Economia e delle Finanze che non vuole sborsare. In più, si è innescata una causa civile che va per le lunghe.
Eppure, quel denaro è della signora Carmela. Si tratta dei suoi risparmi, del suo denaro, raccolto e affidato allo Stato dopo una vita di sacrifici. E ora? Lo Stato gira le spalle a una donna di 98 anni, piegata dai dolori e dai lutti. È un furto, un’appropriazione indebita, una delusione? Detto in parole povere, è come se lo Stato derubasse un’anziana. Se potesse tornare indietro, Carmela non affiderebbe neanche una lira all’ufficio postale.
La storia
Correva l’anno 1955. E poco prima della nascita dell’undicesimo governo della Repubblica Italiana con a capo Antonio Segni, la signora Carmela si recò all’ufficio postale per firmare un bot di 10 mila lire.
Poi, ripose il documento ben bene nei suoi cassetti. Talmente bene che nessuno lo ha mai ritrovato per oltre 62 anni. Se tutto fosse filato liscio, se la signora si fosse ricordata, alla scadenza del titolo, l’investitore avrebbe ricevuto una somma di denaro pari al valore nominale complessivo dei titoli posseduti. Perché, in altre parole, l’incasso a scadenza è noto al momento dell’acquisto dei titoli. Ma quel «deposito dormiente», nascosto in fondo al cassetto, la signora lo ha ritrovato solo l’anno scorso.
La causa
Non ha colpe se è scaduto. «La mia assistita non ha potuto esercitare il diritto di credito per inerzia incolpevole», sottolinea il legale Ferrari. «Il termine di prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere: in sostanza, se non sapeva dell’esistenza del bot, la signora Carmela non poteva chiedere ciò che era suo per diritto». E in questa direzione vanno anche molte sentenze della corte di Cassazione che definiscono il termine di prescrizione del titolo dal momento del ritrovamento del documento. «Ai miei assistiti - spiega ancora la toga - non può imputarsi il mancato esercizio del diritto per incuria o disinteresse rispetto al diritto stesso ma semplicemente all’ignoranza incolpevole e alla non conoscenza da parte del titolare, dell’evento generatore». Ora, non resta altro da fare che attendere il 2019. E pregare affinchè il bot nel cassetto di Carmela diventi finalmente realtà.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Maggio 2018, 12:42
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