Dalila Bagnuli, l'attivista bodypositive contro gli stereotipi della bellezza: «Essere grassi non è una colpa»

L'autrice del podcast Sono piena ha parlato della grassofobia davanti a centinaia di persone

«Essere grassi non è una colpa»: l'attivista bodypositive Dalila Bagnuli contro gli stereotipi della bellezza

di Serena De Santis

«Non diteci che siamo belle!», non è un invito quanto una provocazione quella che è stata lanciata dall'attivista Dalila Bagnuli. Davanti al pubblico di Firenze la ragazza ha parlato di come la bellezza sia diventata un mito per la società contemporanea, tanto da essere utilizzata come uno strumento di potere che porta, a sua volta, ad aumentare molti degli stereotipi già presenti nella nostra società.

«Essere grassi non è una colpa. Bisogna smettere anche di associare la grassezza a una questione medica, perché lo stesso stigma medico impedisce tante volte a queste persone, a queste donne, di curarsi perché costantemente discriminate e aggredite dagli stessi dottori che invece di guardare al quadro generale consigliano loro di dimagrire come medicina di tutti i mali. Dev’essere una questione di rispetto invece».

«Sono diventata femminista per necessità e per rabbia»

I corpi e il modo in cui questi vengono accettati dalla società sono stati il tema principale di Conversazioni sul corpo: un evento composto da una serie di incontri organizzati da Cgil in collaborazione con il Comune di Firenze per la rassegna Una lotta senza tempo, realizzata a 70 anni dalla prima Conferenza della Donna lavoratrice. Come spiega Luce, l'attivista e divulgatrice, nata a La Spezia e residente a Milano, si è sempre occupata di questa tematica sui social network, realizzando un podcast dal titolo Sono piena e pubblicando ben due libri quali Antimanuale di bellezza e Diario non conforme. Sul palco la ragazza ha voluto parlare di fat acceptance e del fat shaming, compreso il tema della grassofobia. 

«Io sono diventata femminista - ha esordito - per necessità e per una gran botta di culo. Il femminismo non è accessibile nella maggior parte delle province italiane come quella spezina, da dove vengo io. Mi ci sono avvicinata grazie a Internet e perché sono cresciuta in un contesto politico, si parlava di politica a tavola e sono stata educata a parlarne dai miei genitori.

Quando sono andata a vivere da sola ho cercato il motivo di una serie di rabbie che avevo dentro. La risposta l’ho trovata grazie al femminismo, nella discriminazione di genere e nella rivendicazione della non conformità estetica».

Ma non sempre il femminismo parla di queste tematiche. «La lotta alla grassofobia è il fanalino di coda delle lotte femministe: si sente sempre parlare ovviamente e giustamente di discriminazioni di vario genere, dall’omofobia all’abilismo, ma se ci fate caso mai o quasi mai si parla di quella che riguarda i corpi non conformi».

La bellezza stigmatizzata da Instagram

Ma il vero problema degli stereotipi di bellezza è nato nel 2010, anno in cui Instagram ha fatto il suo ingresso nel mondo di Internet. Con la pubblicazione delle foto di creator e di modelle, nella società odierna si è insinuata sempre di più l'ideologia del corpo magro come sinonimo di bellezza e ciò ha portato alla discriminazione verso le fisionomie più in carne. «La magrezza - ha continuato Dalia - è un valore, la grassezza una colpa. Si parla spesso di Fat spectrum, si stabiliscono dei gradi di grassezza e a quelli sono legate le discriminazioni subite. Io che ho una taglia 52/54 posso viaggiare tranquillamente, ad esempio, una che ha una taglia 56 deve comprare un biglietto in più».

Le discriminazioni in base al Fact spectrum variano e questo, come ha spiegato la stessa attivista, «sfocia anche nel classismo: per vestirci spesso non possiamo far altro che rivolgerci alle grandi catene di fast fashion, che non rispettano i diritti dei lavoratori e inquinano, ma che sono anche le uniche ad avere abiti della nostra taglia. Quindi tante persone comprano lì perché non hanno alternative. Il classismo - ha concluso la ragazza - va a braccetto con tutte le scelte che sono dettate da un corpo non conforme, perché spesso appartiene alle persone più povere».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Aprile 2024, 13:39
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