Addio a Purgatori, il cronista che ha fatto luce su Ustica

Il giornalista è scomparso a Roma dopo una breve malattia. Aveva 70 anni

Addio a Purgatori, il cronista che ha fatto luce su Ustica

di Totò Rizzo

«Nel paese della bugia, la verità è una malattia», scriveva Gianni Rodari. Possiamo dire che Andrea Purgatori, morto ieri a 70 anni, fosse “malato” di verità? In questo Paese (con la maiuscola) costruito spesso sulle bugie – insabbiamenti, depistaggi, claudicanti confessioni seguite da ritrattazioni più zoppicanti ancora, mistificazioni, tutto quello che si agglomera nella nebulosa per comodità chiamata mistero – Purgatori, con i suoi mezzi, quelli di giornalista che amava toccare tutti i tasti della comunicazione (giornali, tv, cinema, teatro, libri) – la verità la cercava implacabilmente, che fosse una, una soltanto, di cui si potesse certificare l’autenticità tra cento presunte verità.

Romano, classe 1953, Purgatori nel ’76 entrò al Corriere della Sera, subito inviato sui fronti caldi delle guerre e dei moti popolari: Libano, Iran-Iraq, Golfo, Palestina, Nord Africa. Poi, con vigore professionale e coinvolgimento etico ed emotivo, si spese sui misteri di casa nostra, sia che sul palcoscenico irrompessero mafia o terrorismo. Dal caso Moro («mancano ancora pezzi di verità») alla strage di Ustica, la tragedia del DC-9 Itavia abbattuto con 81 passeggeri a bordo il 27 giugno 1980, cui dedicò un estenuante lavoro di indagine che ispirò anche il film di Marco Risi “Il muro di gomma” alla cui sceneggiatura Purgatori collaborò, fino al rapimento di Emanuela Orlandi (1983), la quindicenne cittadina vaticana al quale ha lavorato fino a poco tempo fa, realizzando un’inchiesta dettagliata per “Atlantide”, il programma che scriveva e conduceva per La7 dal 2017: per lui ogni caso apparentemente chiuso restava aperto, il cold case non era contemplato nel suo vocabolario finché, appunto, non sarebbe arrivata la verità a scrivere la parola fine.

Per il cinema lavorò anche a “Il giudice ragazzino” sul delitto di mafia del magistrato Rosario Livatino, a “Fortapasc” sull’omicidio di camorra del cronista del Mattino Giancarlo Siani, per il palcoscenico collaborò a diversi testi del Teatro Civile di Marco Paolini, per la tv “Uno di notte” e “Confini” per la Rai e da sette stagioni aveva preso il timone di “Atlantide” per La7.

Che per pura coincidenza ha chiuso proprio ieri sera il suo ciclo con una puntata sull’attentato di via D’Amelio in cui, il 19 luglio 1992, morì Paolo Borsellino, una delle tante storie raccontate da Purgatori, uno dei tanti casi che per comodità chiamiamo ancora mistero.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Luglio 2023, 06:00
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