Alberto e Alice Scagni, i genitori: «I nostri figli come Giulia, lo Stato non li ha difesi. Non ci resta che il nostro nipotino»

Antonella Zarri e Graziano Scagni: «Alberto verrà ucciso. Il Ministro Nordio dovrebbe intervenire»

Alberto e Alice Scagni, i genitori: «I nostri figli come Giulia, lo Stato non li ha difesi. Non ci resta che il nostro nipotino»

di Tommaso Cometti

Alberto Scagni,  condannato per l’omicidio della sorella Alice a 24 anni e 6 mesi di reclusione,  è stato massacrato in carcere da due detenuti. La sua vicenda sta facendo molto discutere, specialmente dopo la tragedia di Giulia Cecchettin. Sull'argomento sono intervenuti i genitori del 43enne, in un'intervista al Corriere della Sera.

 

Le parole dei genitori

Antonella Zarri e  Graziano Scagni hanno voluto raccontare il loro dramma: «Uno Stato che lascia massacrare per due volte consecutive un detenuto e che non fa nulla per proteggerlo, destinandolo alla morte certa, non è uno Stato civile, degno di questo nome. Nostro figlio  prima o poi verrà ucciso. A noi, già privati di due figli, non resta che dedicarci al nostro nipotino Alessandro, che ha perso sua madre e che merita tutto l’amore del mondo».

Antonella Zarri ha dichiarato: «Ci stupisce che ci si stupisca che lo Stato consenta simili crudeltà. È chiaro che lo si vuole abbandonare al suo destino, lasciando che sia ucciso da altri detenuti.

Può apparire complottistico ciò che dico, ma tollerare questa violenza sembra quasi una vendetta indiretta per il fatto che abbiamo denunciato i poliziotti e le strutture di igiene mentale che non intervennero a fermare nostro figlio Alberto quando minacciava di uccidere sua sorella. Queste non sono cose da paese civile, il ministro Nordio dovrebbe intervenire». La donna, in riferimento alle analogie col caso Cecchettin, ha aggiunto: « Anche noi siamo stati abbandonati a noi stessi. Per Alberto è stato chiesto il TSO solo il giorno dopo in cui aveva ucciso sua sorella Alice. In quel maledetto primo maggio, giorno di festa né i poliziotti né le strutture di salute pubblica, sono intervenuti a fermare Alberto».

Infine, è intervenuto anche Graziano Scagni: «Prima era stato messo in cella con l’arciere di Genova che ha ammazzato con una freccia il peruviano Javier Miranda Romero, poi con un energumeno rumeno. Ora lo lasciano aggredire da 4 magrebini sotto i fumi dell’alcool. Sembra quasi un massacro su commissione. Speriamo che Alberto venga posto in condizioni di sicurezza. A noi non resta che dedicarci al nostro adorato nipotino».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Novembre 2023, 18:50
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