Uno Stato palestinese dopo Hamas:
il piano a tappe di Usa e Paesi arabi

Israele frena: «Non è tempo per fare regali». Assaltato un ospedale a Khan Yunis

Uno Stato palestinese dopo Hamas: il piano a tappe di Usa e Paesi arabi

di Giammarco Oberto

Primo passo, fondamentale, una tregua di almeno sei settimane, accompagnata dal rilascio di tutti gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas e di un numero consistente di palestinesi detenuti in Israele. E durante il silenzio delle armi, la formazione di un governo palestinese ad interim. Per arrivare a uno Stato di Palestina riconosciuto dalla comunità internazionale.

Sono gli step chiave di un piano dettagliato per una pace tra israeliani e palestinesi a cui stanno lavorando - secondo il Washington Post - gli Usa e molti Paesi arabi: Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita, Emirati. Un piano che include una cronologia fissa per la nascita dello Stato palestinese il cui annuncio sarebbe previsto al raggiungimento del cessate il fuoco: il ritiro delle comunità di coloni (molte, se non tutte) dalla Cisgiordania, una capitale palestinese a Gerusalemme Est, la ricostruzione di Gaza, accordi di sicurezza e governance per i Territori nella loro ritrovata unità. Per Israele, come contropartita, garanzie specifiche di sicurezza e una normalizzazione nei rapporti con Riad e altri Stati arabi.

Sull’attuazione del piano di pace resta solo un ostacolo, che più che uno scoglio è un iceberg: Israele, che il Wp definisce «l’elefante nella stanza». Perché il premier Netanyahu considera irricevibili le richieste di Hamas sugli ostaggi e soprattutto si oppone alla nascita di uno Stato palestinese. «Non è il momento di parlare di regali ai palestinesi» ha liquidato la questione il portavoce del premier.

È invece il momento, per Israele, di andare fino in fondo all’operazione nella Striscia. Ieri l’Idf ha intensificato i combattimenti a Khan Younis. I soldati hanno assaltato l’ospedale Nasser, per verificare «informazioni credibili che lì Hamas abbia tenuto ostaggi israeliani e che ci possano essere i corpi di nostri rapiti» ha detto il portavoce dell'esercito Daniel Hagari. Il team di Medici senza frontiere che presidia l’ospedale ha segnalato «morti e feriti» nell’ospedale durante l’assalto. «Il personale medico di Msf è stato costretto ad abbandonare l'ospedale, e soprattutto i pazienti al suo interno» è la nota della ong.

Ed è sempre più rovente anche il fronte nord, il confine del Libano. La ritorsione di Israele per i razzi di Hezbollah che mercoledì hanno ucciso una soldatessa è proseguita anche la scorsa notte: le vittime dei raid aerei sono state 13. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha avvisato Hezbollah: «Se vogliamo possiamo attaccare Beirut».

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Febbraio 2024, 06:00