"Tagliamo gola e genitali agli infedeli": 5 arresti, le intercettazioni choc.
Il pm: sventato pericolo attentati

"Tagliamo gola e genitali agli infedeli": 5 arresti, le intercettazioni choc. Il pm: sventato pericolo attentati
Le indagini che hanno portato allo smantellamento delle rete terrorista, tra Roma e Latina, sono scaturite dagli accertamenti svolti all'indomani dell'attacco del 19 dicembre 2016 al mercatino natalizio di Berlino dal terrorista tunisino Anis Amri, come noto ospitato da un suo connazionale ad Aprilia (Lt) nel 2015 le cui dichiarazioni hanno contribuito all'indagine.

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Gli approfondimenti hanno permesso di ricostruire la rete relazionale del terrorista tunisino nel periodo della sua permanenza in Italia fino alla partenza per la Germania avvenuta il 2 luglio 2015. In tale quadro, sono stati nel tempo individuati e monitorati vari stranieri gravitanti nell'area pontina e nel territorio della Capitale, alcuni dei quali espulsi con provvedimenti del Ministro dell'Interno in quanto ritenuti una minaccia per la sicurezza dello Stato.

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Tra i contatti dell'attentatore di Berlino vi era un tunisino di 37 anni residente a Latina, frequentatore del locale Centro di preghiera islamico di Latina e noto per le sue posizioni radicali, legato da consolidati rapporti di amicizia con il sedicente cittadino palestinese Napulsi Abdel Salem, destinatario del provvedimento per i fatti legati al terrorismo. I due, infatti, si erano spesso lasciati andare a considerazioni incentrate su visioni radicali dell'Islam, connotate da una marcata ostilità per gli occidentali ed i relativi costumi utilizzando, tra le altre, espressioni del tipo «tagliare la gola e i genitali» riferite agli «infedeli».

PM: EVITATO ATTENTATI «Si è evitato che dalla fase di radicalizzazione si sfociasse in una attività terroristica. Non c'è alcun elemento concreto che facesse pensare alla preparazione di un attentato ma ci sono elementi che fanno pensare che si stessero preparando a questo». Lo ha detto il pm Sergio Colaiocco nel corso di una conferenza stampa in Procura a Roma sull'operazione che ha portato oggi all'arresto di cinque persone, una delle quali accusati di autoaddestramento con finalità di terrorismo. Sono in totale 20 le persone indagate dalla Procura di Roma nell'inchiesta che ha portato oggi all'arresto di quattro tunisini e un sedicente palestinese. I soggetti, che gravitano tutti nel territorio del Lazio e in particolare Latina, sono stati monitorati dopo l'attentato di Berlino e l'uccisione, a Sesto San Giovanni, Anis Amri.

Nel corso di una conferenza stampa, a cui hanno partecipato i vertici della Digos di Roma e Latina oltre al procuratore aggiunto Francesco Caporale, è stato spiegato che gli indagati «avevano diversi livelli di radicalizzazione» ma, secondo quanto accertato dagli inquirenti, «frequentavano gli stessi ambienti». «Abbiamo individuato tutte le pedine - hanno spiegato gli investigatori - che si trovavano nel Lazio che avevano un collegamento con Amri, anche se non diretti. Non siamo in presenza di lupi solitari ma tra di loro c'erano diversi radicalizzati». Contestualmente agli arresti sono state svolte una serie di perquisizioni presso le abitazioni degli indagati. 

LE PERQUISIZIONI Un mirato servizio di Polizia Giudiziaria ha consentito di rinvenire nell'abitazione romana di Napulsi, oltre che un consistente quantitativo di eroina per il quale è attualmente in carcere, un tablet la cui analisi ha evidenziato la sua attività di auto-addestramento attraverso la visione compulsiva di video di propaganda riconducibili al terrorismo islamico ed altri riguardanti l'acquisto e l'uso di armi da fuoco, tra cui fucili e lanciarazzi.

Le indagini hanno inoltre permesso di identificare un altro cittadino tunisino (Baazaoui Akram), che nel 2015 era costantemente presente a Latina e che avrebbe dovuto procurare falsi documenti di identità ad Anis Amri.
Gli approfondimenti eseguiti hanno permesso di individuare una vera e propria associazione per delinquere, operante tra le province di Caserta e Napoli, finalizzata alla falsificazione di documenti ed al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di soggetti dalla Tunisia a vari Paesi dell'Europa, gestita dai quattro tunisini raggiunti dai provvedimenti odierni. 


 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Marzo 2018, 13:54
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