I Falisci, un popolo italico ancora pressoché sconosciuto che però ha lasciato testimonianze meravigliose nel Lazio. Nel comune di Fabrica di Roma, fra la campagna e il bosco, il sito di Cavo degli Zucchi è una sorprendente scoperta per chi ama l’archeologia coniugata con i percorsi naturalistici. Una sorta di “via Appia” in miniatura che rappresenta la testimonianza concreta della più grande necropoli falisca esistente.
La città, nella quale si officiavano antichissimi culti legati non solo alla morte, ma anche alla madre terra e alle acque (nelle vicinanze scorre infatti un torrente) si estende lungo la via Amerina, la strada lastricata che risale al IV secolo a. C. e che arrivava fino ad Amelia, in Umbria, la cui costruzione fu terminata dopo la distruzione (in piena espansione di Roma) di Falerii Veteres, ovvero la capitale falisca, nel 241 a.C..La via Amerina è passata alla storia anche come Corridoio Bizantino, poiché fu teatro della battaglia tra i Bizantini e i Longobardi. Siamo in pieno Agro Falisco e questo itinerario che si snoda sull’Amerina fa parte anche del cosiddetto “Cammino della Luce”, in quanto la Via ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione del Cristianesimo già nell’età apostolica: ne sono prova gli eremi sacri, i luoghi di culto e le memorie dei martiri di cui è costellato il territorio. Il percorso, geografico ma anche spirituale, si snodava fino ad Aquileia: una sorta di Cammino di Santiago italiano che ancora oggi affascina per i suoi paesaggi e le sue tappe di intensa bellezza. I Falisci, grandi esperti nell’arte della ceramica (che ancora oggi si perpetua a Civita Castellana, ovvero l’antica Falerii Veteres) avevano molta affinità con gli Etruschi, anche se parlavano una lingua diversa dall’Etrusco, e molto più ricollegabile al Latino che al Greco.
Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Gennaio 2021, 19:10
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