Berlusconi, Carlo Pellegatti: «Nelle interviste bisognava guardarlo negli occhi, altrimenti si distraeva»

Il ricordo di Berlusconi del popolare giornalista grande tifoso del Milan

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di Luca Uccello

Il ricordo di Carlo Pellegatti, giornalista sportivo milanista da sempre, del presidente Silvio Berlusconi? «È un ricordo che si mischia. Si mischia tra il Silvio Berlusconi mio presidente, presidente di tutti i tifosi del Milan e il Silvio Berlusconi come mio maestro a Fininvest. Non è stato solo un grande imprenditore ma una persona che ti regalava tanto di sé sul piano personale come sul piano professionale. Una persona che tutti quelli che lo conoscevano amavano perché lui si faceva amare. Una persona di grande cultura, grande inventiva».

Non a caso qualcuno l’ha definito un visionario folle…

«Dall’altra parte per una persona che aveva sul comodino di camera sua L’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, perché lui vedeva avanti. Se sei un visionario se hai successo sei un genio, se non hai successo sei un folle. Lui non ha mai temuto di essere un folle. E lo ha dimostrato costruendo un città, inventando la televisione commerciale in Italia e riuscendo a lucidare ancora di più il blasone del Milan che aveva già vinto due Coppe dei Campioni. Un personaggio unico che per fortuna mia mi sono gustato in tutta quegli anni a Fininvest e che poi ho continuato ad ammirare anche dopo…»

Berlusconi, sulla torre Mediaset “Ciao papà”. E sull'altro lato la scritta “Grazie Silvio”

Da tifoso del Milan avere come presidente...

«Mi ha reso ancora più orgoglioso di essere tifoso del Milan. Quando mi guardano all’estero mi dicono ancora oggi tu sei tifoso della squadra di Silvio Berlusconi. Tu sei quello che è entrato nella leggenda…»

Lui ti ha conosciuto per i tuoi nomignoli che già davi ai tempi di Radio Peter Flowers

«C’è questa leggenda, io poi non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo, che quando facevo le mie radiocronache lui abbassasse il volume della televisione per ascoltare la mia voce e “gustarsi” la partita. È una cosa che mi ha reso sempre felice, orgoglioso. Mi chiamava con grande affetto Carletto…»

Il nomignolo al quale era più affezionato?

«Certamente lo squalo bianco di Villasanta, un paese non lontano da Arcore, dedicato a Filippo Galli oltre che a quello per Franco Baresi.

Dei più recenti a Smoking bianco per Ricardo Kakà»

Te ne ha mai suggeriti alcuni?

«No, mai…»

Quando hai visto per la prima volta Silvio Berlusconi cosa hai pensato?

«Che era un personaggio molto carismatico, molto affascinante. Uno che non avevi mai dubbi. E che le cose che diceva si sarebbero realizzate. Vedevo entusiasmo, lucidità. Vedevo un obiettivo. Con i soldi potevi comprare mille giocatori ma lui li ha sempre scelti. Li ha presi funzionali, belli, che soddisfacessero il suo lato estetico. Ha preso grandi giocatori per rendere grande il Milan. Per divertirsi e far divertire. Lui ha sempre voluto un Milan che vincesse e convincesse…»

Avevate un bel rapporto?

«Quando lo vedevo per lavoro ci abbracciavamo sempre. Veniva spontaneo da entrambe le parti. Ci abbracciavano come due persone che si volevano bene. Io ero uno dei suoi vecchi cronisti, ero un suo punto di riferimento. Forse perché sapevo come prenderlo, sapevo cosa dirgli, come stimolarlo di più durante un’intervista».

Il segreto?

«Bisognava guardarlo negli occhi sennò si distraeva»

Quale era il suo argomento preferito?

«A lui piaceva molto parlare di tattica. Lui si è sempre vantato di essere stato l’allenatore dell’Edilnord. Essendo un ex allenatore diceva di capire di tattica. La verità è che la capita per davvero. Poi c’era Carlo Ancelotti che adattava al suo Milan i consigli presidenziali…»

Che Milan era quello che raccontavi ai microfoni di Radio Peter Flowers?

«Era un Milan che si stava costruendo. Un Milan che era partito con Liedholm che ha proseguito con Capello, poi Sacchi… Era un presidente che prendeva anche delle decisioni forti. Lui non aveva confermato nell’organigramma Gianni Rivera. Forse oggi non c’è la giusta percezione ma per noi allora Rivera era il mito dei miti. Ha avuto la forza di dire a Nils di stare vicino a lui, di mandare avanti Capello. Poi la forza di credere in Arrigo. Un vero visionario…»

Se oggi potessi fargli ancora una domanda, che cosa gli chiederesti?

«Ha voglia di ritornare a fare il presidente del Milan?»

E ti immagini anche la sua risposta?

«Se preso al momento giusto forse mi avrebbe detto: “Carlo no perché in questo momento vista la concorrenza di grandi investitori, per il bene del Milan ti direi di no. Perché non potrei fare grande il Milan come vorrei io…».

Il Monza resta la sua ultima “follia” riuscita nel calcio?

«A dimostrazione che se fosse rimasto con noi per altri anni il Monza sarebbe arrivato a giocare in Europa…»

Da amante del cinema che film è stato Silvio Berlusconi?

«Il film Dieci di Blake Edwards. Dieci come il voto che si merita per quello che ha fatto con il Milan…»


Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Giugno 2023, 23:32

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