Altra tegola su Pogba: positivo al doping, può anche finire la carriera. Rischia fino a 4 anni di squalifica

Testosterone nelle analisi dopo Udinese-Juve: sospeso. L'ufficio stampa del francese: "Non possiamo parlare fino alle controanalisi, ma Paul non ha infranto le regole"

Altra tegola su Pogba: positivo al doping, può anche finire la carriera. Rischia fino a 4 anni di squalifica

di Timothy Ormezzano

Ennesimo stop per Pogba. No, questa volta il fisico di cristallo non centra. Il Polpo è risultato positivo al testosterone sintetico, un ormone androgeno. Il fattaccio in occasione dei controlli antidoping dopo Udinese-Juventus, partita da lui vista per tutti i 90 minuti dalla panchina. Se le controanalisi confermeranno la positività, e Pogba non riuscirà a dimostrare una contaminazione o un’assunzione involontaria, la prospettiva sarebbe una squalifica di quattro anni. 
A 30 anni compiuti, alla luce dei ripetuti guai fisici e stop collezionati nelle ultime tre stagioni, potrebbe voler dire carriera finita. Corsi, ricorsi e ricordi. Nel 2001, dopo un match di campionato proprio contro l’Udinese, anche lo juventino Edgar Davids fu trovato positivo al testosterone. 
Il Polpo, già bloccato dall’ennesimo guaio fisico (un sovraccarico muscolare), è stato sospeso dal Tribunale Nazionale Antidoping. «La Società si riserva di valutare i prossimi passaggi procedurali», comunica la Juve confermando il provvedimento di sospensione cautelare. Alla Continassa, prima del caso-doping, erano pronti a chiedere a Pogba di rinunciare a una parte del suo stipendio da nababbo da 8 milioni netti più bonus. 
Sui social inevitabili battutine: «Da quando è tornato in Italia, l’unica cosa positiva sono state le analisi», uno dei tweet più perfidi. Di male in peggio. Dichiara Rafaela Pimenta, l’agente di Pogba: “Attendiamo le contro analisi e fino ad allora non possiamo dire nulla. La cosa certa è che Paul Pogba non ha mai voluto infrangere le regole”.
Non c’è pace, per il Polpo. Un collezionista di guai assortiti. Proprio ieri, intervistato da Al Jazeera, mentre aumentavano le voci di un suo possibile trasferimento all’Al Hittihad, è tornato sulla triste vicenda personale dell’estorsione: «Il denaro cambia le persone, può distruggere una famiglia – dice il centrocampista, venerdì atteso al Tribunale di Parigi per un confronto con i presunti ricattatori, tra cui il fratello Mathias -. A volte, pensavo: “Non voglio più giocare a calcio. Voglio essere amato per quello che sono, non per la fama e i soldi”». E ancora: «Ho la stessa fame dei vent’anni. Il calcio è molto bello ma crudele. Oggi vinci il Mondiale, domani non esisti più. Infortunato, giocatore finito, devi dimostrare continuamente quanto vali». 
Intanto ieri Il Giornale ha rilanciato in prima pagina la voce che vuole la Juve in vendita. La società è «in manifesta crisi, al centro di vicende giudiziarie» e «sull’orlo del collasso, con un bilancio devastato tra perdite e debiti». Indiscrezione smentita da Exor, la cassaforte degli Agnelli: «Ipotesi destituita da ogni fondamento». 
Secco il commento dell’ex capitano Zoff: «La vendita della Juve da parte della famiglia Agnelli sarebbe tragica, perché loro rappresentano un’istituzione del Paese».

Buone notizie infine da Chiesa, che «vede» Juve-Lazio di sabato: l’ultima risonanza magnetica ha infatti dato esito negativo.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Settembre 2023, 23:57

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