Andrea Rivera, addio al citofono:
ora è The Best(ia) al SalaUno

Andrea Rivera, addio al citofono: ​ora è The Best(ia) al SalaUno

di Alessandra De Tommasi
Le Feste firmate Andrea Rivera riservano ogni sera una sorpresa diversa, a teatro, in parole e musica per celebrare i quindici anni di carriera, tra monologhi noti come I quartieri di Roma e brani inediti.


Cosa vedrà in scena il pubblico?
«Il mio è teatro del non sense, con un inizio scoppiettante e due ore a dir poco intense, tra canzonacce, come le chiamo io, e omaggi, dal regista Pier Paolo Pasolini allo scultore-poeta Remo Remotti. In parte riprendo quello che facevo per strada, anche se mi è costato più di trenta esposti perché la vera poesia è lì, tra lo smog e lo zozzone, dove c'è umanità».

E la satira?
«Ci sarà, eccome: Roma si è candidata per le Olimpiadi e io ho pensato a nuove discipline, dopo Mafia Capitale, che vanno dal Tiro Assegno al Salto in alto le mani».

Come sarà lo show di Capodanno?
«Spero riservi ospiti extra, restando, come gli altri giorni, un teatro aperto e quindi in continuo cambiamento».

E se fosse sindaco per un giorno?
«Proporrei la circolazione a persone alterne: i cretini li farei uscire solo la domenica».

A quali comici s'ispira?
«Cerco di non farlo per non lasciarmi influenzare, semmai succede il contrario. Sono come La settimana enigmistica: vanto molti tentativi di imitazione».

E i talent?
«Che brutta parola, a me sembrano più pippent o coverent, tutta un'altra storia rispetto al premio Gaber che ho avuto l'onore di vincere dodici anni fa».

Una risata è la ricetta ideale per le feste?
«Il mio spettacolo è perfetto perché regali il biglietto ai parenti per Natale ma in un giorno diverso da quello in cui lo vedi tu, così te li levi di torno».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Dicembre 2015, 08:42
© RIPRODUZIONE RISERVATA