Marconi: va in tv la vera storia del padre della radio

Nel 150esimo anniversario dalla nascita, arriva su Rai1 il 20 e 21 maggio la fiction sullo scienziato. Si svolge nel 1937 e racconta anche il suo rapporto con Mussolini. Il protagonista, Accorsi: «Fu vittima della cancel culture, ma ruppe con il regime»

Marconi: va in tv la vera storia del padre della radio

di Ilaria Ravarino
Le ragazze accampate fuori dalla sede Rai di Roma sperano in una foto con Nicolas Maupas, il 25enne di Mare fuori che sta presentando dietro a quel cancello, con Stefano Accorsi e Ludovica Martino, la fiction su Guglielmo Marconi. L'inventore della telegrafia senza fili e della radio, il trisavolo di WhatsApp, il nonno del wireless: o come dice Lucio Pellegrini, il regista della miniserie Marconi - l'uomo che ha connesso il mondo - due puntate in prima serata il 20 e 21 maggio su Rai1 in occasione dei 150 anni dalla nascita - «Steve Jobs cent'anni prima di Jobs». Peccato che per gli adolescenti come loro Marconi sia «uno sconosciuto», dice Simona Ercolani, produttrice della serie. «Su di lui hanno pesato per anni troppi pregiudizi». Uno su tutti: che fosse un convinto fascista. 
IL BREVETTO
«Marconi aderì al fascismo, questo è certo», ragiona Accorsi, che interpreta lo scienziato nella miniserie (Maupas è Marconi da ragazzo), «e per questo è stato vittima della cancel culture. Non riuscì a brevettare il suo metodo per la trasmissione senza fili in Italia, dove gli risero in faccia, e dunque lo fece in Inghilterra. Fu allora che Mussolini iniziò a corteggiarlo, seducendolo con l'idea di modernizzare il nostro paese. I problemi cominciarono dopo: Marconi diventò critico con il regime, si rifiutava di presenziare alle manifestazioni insieme ai nazisti. E quando gli chiesero di sviluppare un’arma, il cosiddetto “raggio della morte”, lui non lo fece». Premio Nobel per la fisica nel 1909, protettore dei “ragazzi di Via Panisperna” (il gruppo di fisici nucleari con a capo Enrico Fermi), nei suoi ultimi anni Marconi fu spiato dai servizi segreti dell’Ovra, preoccupati che stesse sviluppando materiale bellico per i nemici. «Ma la sua idea di scienza fu sempre libera dal potere. Oggi il progresso tecnologico arriva su spinta militare: le sue invenzioni nascevano invece con intenti civili, mai bellici». La serie si concentra sull’ultimo anno della sua vita, il 1937, con lo scienziato diviso tra il laboratorio e il panfilo “Elettra” - ricostruito quasi per intero a Roma - dove viveva con la moglie e la figlia, spiato dalla polizia di Mussolini mentre rilasciava a una giornalista americana (De Martino) l’ultima intervista della sua vita.
LE IMPRESE
Realizzata con il sostegno della famiglia, la serie è stata girata in parte a Villa Griffone, storica residenza dei Marconi, e racconta alcune delle sue più celebri imprese, da quando a 18 anni effettuò la prima trasmissione senza fili a quando, nel 1901, mise per la prima volta in contatto due continenti, rivoluzionando il nostro modo di concepire la distanza. «Limitarlo a icona di centro-destra è un’offesa», ha spento le polemiche la senatrice Lucia Borgonzoni (intervenuta anche sullo sciopero dei giornalisti Rai: «Nessuna censura»). Erano anni che il progetto era in lavorazione: ringraziamo piuttosto di averlo fatto noi, e non gli americani».
Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Maggio 2024, 06:00
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