Ricchi e Poveri: «A Sanremo facciamo tredici. “Sarà perché ti amo”? L'ultima volta cantata dalla curva di uno stadio danese»

64 anni di carriera, 22 milioni di dischi venduti, oltre 5 milioni di streming mensili su Spotify. "Stanchezza? La passione per la musica vince su tutto"

Ricchi e Poveri: «A Sanremo facciamo tredici. “Sarà perché ti amo”? L'ultima volta cantata dalla curva di uno stadio danese»

di Totò Rizzo

Se uno dice «che confusione» e il mondo quasi intero gli risponde «sarà perché ti amo», capirete bene che in questo Festival di Sanremo i Ricchi e Poveri siano gli unici titolati ad autocitarsi. Chapeau. «Che confusione» è infatti anche l’incipit di «Ma non tutta la vita», la canzone che portano in gara per questa loro tredicesima partecipazione. Ma l’autocitazione si ferma lì. «È un omaggio al nostro brano più famoso, quello con cui proprio qui a Sanremo abbiamo  dato una svolta alla nostra carriera, siamo approdati ai “ballabili” – dice   Angela – è arrivata soltanto quinta ma…».

… s’è trasformata in un inno.

«L’ultima volta l’abbiamo ascoltata dai tifosi della curva di una squadra di calcio danese».

E ha superato i 200 milioni di streaming, perla su un palcoscenico sul quale le luci si sono accese 64 anni fa, prima un quartetto, poi un trio, adesso un duo, 22 milioni di dischi venduti, tournée in ogni angolo del globo, attualmente 5 milioni e mezzo di stream mensili su Spotify.

Potreste dormire sugli allori e invece tornate al festival e in gara, per giunta.  

«L’entusiasmo non ci manca e avevamo una voglia matta di rimetterci in gioco. Infatti, appena abbiamo ascoltato “Ma non tutta la vita”, ci siamo detti “è questa, è quella giusta per scendere in pista”».

Che non è solo quella della gara, è pure quella in cui si balla.

«Sì, è un invito a godersela, la vita, ad acchiapparla sul momento perché i giorni ci sfuggono tra le mani».

Voi l’avete presa a morsi, la vita.

«È un po’ la nostra filosofia. Se vuoi fare una cosa, devi farla subito. Mettendo in conto il rischio, ovviamente. A noi è capitato così, qui a Sanremo, nell’81. Cercavamo un nuovo posto nella canzone, l’avevamo trascurata un po’ perché avevamo fatto il teatro e la televisione e ci eravamo ritrovati ad essere un trio. Volevamo uscire dal mood sentimentale che ci aveva connotato negli anni Settanta. E arrivò “Sarà perché ti amo”. Facciamo ballare la gente? Ma sì, buttiamoci.

Il resto è storia».

Tredici volte Sanremo. La canzone più bella?

«La dobbiamo ancora cantare», fa Angelo.

Non ve la cavate così. Coraggio: la più bella.

Angela taglia corto: «Beh, dai, diciamo “Sarà perché ti amo” anche a dispetto di “Se m’innamoro” con la quale nell’85 vincemmo il festival».

La più brutta.

«Forse “Nascerà Gesù” nell’88 ma non che fosse brutta, era piuttosto in anticipo sui tempi, l’ingegneria genetica lasciava perplessi come lascia perplessi oggi l’intelligenza artificiale».

Quella che non è stata capita e avrebbe meritato un destino migliore.

«Quella dell’anno dopo, “Chi voglio sei tu”».

Si ha l’impressione che “la brunetta” abbia sempre voluto l’ultima parola.

Angela: «Macchè, è un’impressione, per l’appunto, questo mio essere peperino…».

Angelo: «Le discussioni ci sono anche state ma abbiamo sempre avuto per basi il rispetto reciproco e la serietà nei confronti del lavoro».

Quest’anno prima volta a Sanremo senza Franco.

«Lo choc emotivo c’era già stato quando Franco aveva deciso di non cantare più dopo la morte del figlio. Poi quattro anni fa a Sanremo, anche con Marina, la reunion, il progetto di un grande tour celebrativo ma ci si è messo di mezzo il Covid e… Franco ci mancherà, certo, e tanto».

Mai detto “basta, andiamo in pensione?”.

Angelo: «Finora la passione per la musica vince su tutto».

Angela: «Diventerei pazza. Buttatemi su un palco e più urlo, più sono felice. Dovesse prendermi un coccolone, ne riparliamo».

A cosa avete rinunciato però?

Angelo: «Certamente alla famiglia».  

Angela: «L’ultima cosa a cui ho rinunciato è una pizza con mio figlio (Luca, 47 anni, ndr.). Alla fine dell’ultimo tour, l'invito è arrivato appena scesa da un volo intercontinentale, sveglia da 48 ore. “Mi dispiace, amore, mamma non ce la fa proprio”».

Un piano B per il “dopo” comunque l’avrete.

Angelo: «Una pazzia che mi frulla da sempre per la testa. Un bagno a mare d’inverno. Ma forse non ho più l’età».

Angela: «Rilassarmi, riposarmi. Ma non una vacanza, eh? Proprio poltrire, datemi un divano e vi ringrazierò».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Gennaio 2024, 11:38
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