Loredana Bertè vincitrice della prima serata con "Pazza": «Resto ribelle e mi amo alla follia»

La cantante, in gara con "Pazza" e in testa alla classifica parziale dopo la votazione della sala stampa: «Troppa sincerità? Mai. Rivendico la mia libertà»

Loredana Bertè vincitrice della prima serata con "Pazza": «Resto ribelle e mi amo alla follia»

di Rita Vecchio

Che voleva essere la migliore, Loredana Bertè, lo aveva dichiarato fin dal suo primo Sanremo. Era il 1986, ed era lì sul palco dei fiori per scioccare. Dopo 38 anni e 12 volte all'Ariston, è in gara con il brano "Pazza". Manifesto autobiografico e inno universale sull’accettazione, dalla scrittura semplice ma efficace, “Pazza” si colloca al primo posto dopo la votazione di martedì sera della sala stampa. «Grazie per questo sogno! So che la classifica è parziale, ma ancora non ci credo». Sogno e gratitudine, emozioni che a 73 anni, con i capelli blu e gambe come una teenager, Bertè non smette di provare. Come realizzare un sogno sarà la re-interpretazione (venerdì, per la serata ospiti, insieme al musicista Venerus) di “Ragazzo mio”, nella versione arrangiata per lei da Ivano Fossati nel 1984, prima traccia dell’album "Savoir faire”. E sempre domani, Pazza uscirà nell'antologia “Ribelle”, con i successi di 50 anni di carriera. 

Quando scriviamo che la Bertè è l’unica e vera rocker italiana, diciamo una verità o questa definizione le sta stretta?

«No, no. Mi piace essere rock. Sono le definizioni e le etichette che non mi piacciono. Ma rock fa eccezione. E quindi, dai, lo accetto».

Una vita e una carriera a 100 all’ora: un momento in cui ha detto “rallento”?

«Certo. E’ capitato. Più di una volta ho rallentato. Sono scomparsa e ho passato giornate a guardare il soffitto. Ma l’amore del mio pubblico che non mi ha mai abbandonato e quello per il palco, la mia valvola di sfogo, mi hanno spinto sempre a tornare».

Ha anche pagato per essere stata sincera. Un momento in cui avrebbe voluto tacere e, invece, non l’ha fatto?

 «Non c’è stato. E sa perché? Rivendico con forza la mia sincerità e la mia libertà che fa anche rima con pazzia» 

Loredana Bertè (ph credit Giovanni Squatriti)

Ha rimpianti?

«Uno dei rimpianti è il tempo che non si è dedicato abbastanza alla persona che ami (Mimì, ndr).

Per il resto, vado a testa alta, orgogliosa di quello che sono stata. E guardo in faccia pregi e difetti». 

Essere in arte permanente, le fa rimandare il tempo dei bilanci? O a volte si siede, si guarda nel passato e fa i conti? 

«Non voglio ancora bilanci. Voglio vivere il presente e il futuro che verrà, giorno per giorno.  E’ l’unica possibilità che abbiamo». 

Essere coach ai talent: le ha dato la possibilità di trasmettere agli altri ciò di cui ha fatto tesoro?

«Ho sempre amato collaborare con altri artisti, autori e musicisti. Mi piace fare la coach e andare incontro al talento degli altri, mi piace davvero collaborare (Boomdabash, Franco 126, Emma, ndr)». 

Se oggi Loredana si guarda allo specchio, come si vede riflessa? Chi è oggi Loredana?

«Sono sempre la ragazza che per poco s’incazza, come canto in “Pazza”. Ma credo che sia giusto così. Di fronte alle ingiustizie e a tutte le cose che non vanno, bisogna sempre ribellarsi». 

E Mimì, se la vedesse oggi, cosa direbbe?

«Mimì ce l’ho sempre nel cuore. E’ qui, con me»

Questo Festival in che momento della vita arriva?  

«Arriva in un momento in cui volevo che “Pazza” arrivasse a tutti. Perché è vero che è  autobiografica ma è anche universale. E Sanremo e’ il posto giusto. L’accoglienza della prima serata mi ha spettinato». 

E’ felice? 

«Non sto mai dove non lo sono. O amo o odio, coerente con me stessa. E oggi mi amo alla follia». 

Loredana Bertè (cover album)

Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Febbraio 2024, 10:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA