Sanremo 2019, Daniele Silvestri: «Canto i ragazzi, lasciati soli davanti allo schermo»

Sanremo 2019, Daniele Silvestri: «Canto i ragazzi, lasciati soli davanti allo schermo»

di Marco Castoro
Salirò, Salirò. Su quel palco da vincitore. Daniele Silvestri ci prova e pure se non lo ammette, in fondo ci spera di vincere il Festival di Sanremo dopo una collezione di premi della critica. «Non mi aspetto nulla, spero di riuscire a far vivere questa canzone come l’ho vissuta io. E non è scontato su quel palco. Perché gli argomenti, soprattutto quelli forti, rischiano di andare sopra le righe. La scommessa sarà quella di lasciar parlare la canzone il più possibile e nascondermici dietro».

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Silvestri, perché la sua canzone lascia senza fiato?
«È incalzante. Sia dal punto di vista ritmico e armonico sia per il modo di raccontare il lato buio di un 16enne, che definisce carcere la sua vita, la sua famiglia, la scuola e tutto il mondo intorno, che alza il volume della cuffia per non ascoltarlo, un mondo di cui non condivide nulla».
Ma sul palco non sarà solo…
«Ho deciso nel racconto di farmi aiutare dal rapper Rancore e venerdì nei duetti c’è Manuel Agnelli, presente nel disco. Con il brano Argento Vivo puntiamo il faro su una malattia che non sappiamo curare ma che come tutte le malattie porta con sé gli anticorpi. Che si possono identificare nei rapper e trapper, i quali non si limitano a parlare di soldi, marijuana e belle donne ma cercano di affrontare il mondo che è dentro di loro e quello esterno».
Perché non ci sono più ideali per gli adolescenti?
«A me non interessa trovare le risposte, ma mostrare l’enorme vuoto che esiste dentro ed esternamente, puntando il faro sulla parte più scura. Perché mancano le parole delle istituzioni, della politica, della scuola. Gli adolescenti sono stati messi davanti a uno schermo, che come dico nella canzone, “Avete preso un bambino che non stava mai fermo e l’avete messo da solo davanti a uno schermo e adesso vi domandate se sia normale se l’unico mondo che apprezza è il mondo virtuale”».
Ma la colpa non è anche dei genitori?
«Se questa canzone avesse avuto la controparte a parlare sarebbe stato un prof, lasciato solo tra le mille difficoltà. Ma non c’è. I genitori sono da chiamare sul banco degli accusati. La distanza e la comunicabilità tra genitori e figli è più marcata, seppure condividano gran parte del mondo che hanno offerto ai ragazzi, smartphone, chat, digitale».
Anche i social hanno le loro colpe. Lei l’ha voluto sottolineare con gli altri singoli “Tempi Modesti” e “Complimenti Ignoranti”, usciti in questi giorni.
«Li raccontano in forma ironica e autoironica. Non ci sono nemici contro cui scagliarsi, siamo tutti artefici nonché vittime di un sistema di comunicazione affascinante, comodissimo, di cui ci cibiamo senza averne le istruzioni e in alcuni casi con visibili sfaccettature. Certo chi usa i social e riveste un ruolo politico o addirittura istituzionale dovrebbe essere un po’ più accorto».
In “Tempi Moderni” lei fa riferimento a un ministro generico. Ma tutti pensano a Salvini…
«Viene da pensare a lui, è vero, ma è il ruolo che occupa non il cognome che interessa. Potrebbe essere chiunque usi quel mezzo in maniera preponderante, seppure vincente dal punto di vista strategico, ma non certo da quello etico».
Se gli uomini con il megafono sono diventati i rapper, la sinistra, quella a cui ha sempre detto di appartenere, che fine ha fatto?
«La sinistra si è spalmata e divisa fino all’autodistruzione. Non so più quanto abbia senso la parola sinistra, che ormai la uso più per semplificare l’umore piuttosto che la posizione politica».
In autunno il Tour. Il tabù dei palazzetti è stato superato: la forza gliel’hanno data i 25 anni di carriera?
«Diciamo che ora c’è la maturità giusta e questi miei nuovi brani si prestano al palazzetto. Se ho paura? Del pubblico no, di un flop un po’ sì, anche perché sono il datore di lavoro di tutti quelli che lavorano con me».
Intanto ha raddoppiato le date di Roma (25 e 26 ottobre). Sarà a Milano il 22 novembre.
«Il tour è uno stimolo per l’atmosfera che si crea. Emozioni e scambi energetici fantastici. Le premesse per fare bene ci sono».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Gennaio 2019, 19:44
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