Così Pierfrancesco Favino racconta in esclusiva a Vanity Fair - che lo mette in copertina del numero in edicola da mercoledì 31 gennaio - la sua imminente avventura alla conduzione del 68 Festival della Canzone Italiana al fianco di Claudio Baglioni e Michelle Hunziker. «Di Baglioni - dice Favino a Vanity - conosco le canzoni, per averle cantate sotto le docce di tutta una vita, Michelle l'avevo vista in tv... Volevo provare a fare qualcosa di diverso, che non so ancora se so fare, spero di sì. Ho accettato la proposta di Baglioni perché mi ha detto: 'Nemmeno io l'ho mai fatto, proviamò. Michelle è, dei tre, l'unica che ha esperienza... Non fanno altro che ripetermi tutti: non sai, vedrai, un incubo. Io per il momento faccio come le scimmie: non vedo, non sento e non parlo. E coltivo anche la speranza di divertirmi un pò. Sbaglierò? Pazienza. Non ho paura di sbagliare, ma lo dico davvero. Grazie a Dio ho già la mia piccola collezione di fallimenti, li tengo cari».
Di Sanremo, l'attore dice che è «lo specchio del Paese e anche un rito famigliare, io per esempio conoscevo molto più i nomi dei cantanti che quelli dei calciatori, è un'istituzione popolare, e non è una parolaccia. È anche il 'si guarda ma non si dicè degli pseudo intellettuali...
Io sono pop, non sono Umberto Eco e si vede. Non sono un uomo particolarmente colto. Sono quello che alle cene faceva ridere... Per me non c'è nessun contrasto tra il teatro, il cinema e Sanremo... Credo che ci sia una grande frattura, tra il cinema e la gente, e lo dicono anche i numeri. Però non è sempre stato così, io mi ricordo Mastroianni e Tognazzi che facevano le capriole a Studio Uno, ma rimanevano le grandissime star che erano... L'Ariston è il posto dove posso dire: io sono questo, anche questo»..
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 31 Gennaio 2018, 08:21
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