«La differenza sottile tra il fare e il dire»: la frase è di Marco Mengoni. È nel suo ultimo disco, “Materia (Terra)” pubblicato oggi che traduce bene quello che questo artista è diventato. Sperimenta, si imbatte in nuovi suoni, è contemporaneo. Canta di avere «camminato mille strade». È vero: le tracce dell’album - il primo di una trilogia - sono immagini che ricreano le atmosfere eleganti dei club newyorkesi, attraversando la musica afro-americana, il blues, il gospel, la disco music 70 e 80, il jazz 20 e 30, il soul senza tempo. Un disco vero, costruito, prodotto e arrangiato in modo preciso e maniacale. «Sono tutte le anime musicali che non ho scelto, ma che sento dentro in modo naturale e istintivo. Sono la mia “Terra”. Sono i generi che mia madre mi faceva ascoltare da piccolo».
Mentre racconta, nel suo studio di registrazione di Milano, con la voce che a tratti si emoziona, un po’ geloso dei nuovi brani, sfoglia il vinile rigorosamente - come gli ultimi progetti - nel packaging 100% plastic free. «Mi ritengo onnivoro, non avevo mai messo così tante influenze dentro un disco. Oggi mi sento soddisfatto, credo di avere fatto la cosa giusta». E racconta del seminario jazz, dei due anni di studio di pianoforte «costretto sempre da mia madre». Ed è a lei che dedica “Materia”.
Sono 13 tracce nel formato cd, 11 in vinile e in streaming.
Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Dicembre 2021, 17:19
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