La materia di Mengoni: «Una collezione di suoni per trovare la mia Terra»

Il cantautore torna con un disco che cita blues, soul e gospel

La materia di Mengoni: «Una collezione di suoni per trovare la mia Terra»

di Rita Vecchio

«La differenza sottile tra il fare e il dire»: la frase è di Marco Mengoni. È nel suo ultimo disco, “Materia (Terra)” pubblicato oggi che traduce bene quello che questo artista è diventato. Sperimenta, si imbatte in nuovi suoni, è contemporaneo. Canta di avere «camminato mille strade». È vero: le tracce dell’album - il primo di una trilogia - sono immagini che ricreano le atmosfere eleganti dei club newyorkesi, attraversando la musica afro-americana, il blues, il gospel, la disco music 70 e 80, il jazz 20 e 30, il soul senza tempo. Un disco vero, costruito, prodotto e arrangiato in modo preciso e maniacale. «Sono tutte le anime musicali che non ho scelto, ma che sento dentro in modo naturale e istintivo. Sono la mia “Terra”. Sono i generi che mia madre mi faceva ascoltare da piccolo». 
Mentre racconta, nel suo studio di registrazione di Milano, con la voce che a tratti si emoziona, un po’ geloso dei nuovi brani, sfoglia il vinile rigorosamente - come gli ultimi progetti - nel packaging 100% plastic free. «Mi ritengo onnivoro, non avevo mai messo così tante influenze dentro un disco. Oggi mi sento soddisfatto, credo di avere fatto la cosa giusta». E racconta del seminario jazz, dei due anni di studio di pianoforte «costretto sempre da mia madre». Ed è a lei che dedica “Materia”. 
Sono 13 tracce nel formato cd, 11 in vinile e in streaming.

In qualche partitura e vocalizzo pare di tornare indietro ai suoni di Ella Fitzgerald, Duke Ellington, alle citazioni di John Lennon e Beatles. Un album «materico che sa di strumenti suonati». La produzione è, tra gli altri, di Venerus, Mace, Taketo Gohara, Purple Disco Machine, con un’attenzione al suono e ai musicisti: Mauro Ottolini ai fiati, Rob Moose agli archi, la presenza della Budapest Scoring Symphonic Orchestra. Il duetto con Gazzelle (“Il meno possibile”) e Madame (“Mi fiderò”). Stessa precisione nella vita: «Su di me ho fatto il lavoro di accettare, capire, perdonare. Sono un perfezionista. Mi sento più immaturo di quanto vorrei essere». Intanto, si esibirà per la prima volta negli stadi (19 giugno - San Siro a Milano, 22 giugno - Olimpico a Roma). Un bel percorso, il suo. Non ci si stupirà se nelle note a margine dell’album, scrive: «Niente è stato subito, niente è stato immediato. Mi sono sentito murato e continuamente in evoluzione». Siamo solo all’inizio. La chiave ce l’ha. Le porte da aprire pure. E “Materia (Terra)” è solo la prima di queste porte.


Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Dicembre 2021, 17:19
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