Joe Barbieri, 30 anni di carriera con un disco live e un concerto: stasera a Milano, domani nella sua Napoli

Joe Barbieri, 30 anni di carriera con un disco live e un concerto: stasera a Milano, domani nella sua Napoli

di Totò Rizzo

Per i trent’anni di carriera Joe Barbieri s’è regalato un doppio album antologico dal vivo, Tratto da una notte vera (dal 7 ottobre), titolo che richiama quello del disco uscito lo scorso anno, Tratto da una storia vera, e ripercorre senza rigori filologici ma cavalcando più l’onda emozionale tre decenni di cantautorato elegante e riservato, che sgorga da quella vena scoperta da Pino Daniele che fu il suo mentore. Insieme con il disco c’è un tour, 30 anni suonati, che parte dal Teatro Filodrammatici di  Milano oggi, giovedì 6 ottobre (doppia sessione: alle 19 e alle 21) nell’ambito del festival JazzMI, e domani, venerdì 7, approda nella sua Napoli, al Teatro Acacia (ospiti Tosca, Mario Venuti, Fabrizio Bosso).

A rileggersi c’è sempre il problema della scelta: quel brano sì, quell’altro no. Le tracce del disco e la scaletta del concerto quale criterio seguono?

«Sono andato a ripescare alcune canzoni dell’esordio o motivi rimasti in secondo piano. Ma senza sensi di colpa di colpa, con la curiosità di rileggerli con lo spirito di oggi».

Per i fans ci sono due inediti e una cover.

«Il primo inedito è Retrospettiva futura che è un duplice sguardo tra ieri e domani, poi Maravilhosa avventura e questo è proprio un omaggio al mio pubblico che si è autodefinito maravilhoso per il mio e il suo amore per il Brasile. La cover è Dettagli, una perla di Roberto Carlos che fu cavallo di battaglia di Ornella Vanoni e che uscì proprio nell’anno in cui sono nato, 1973».

Come vive la vigilia di questo ritorno in scena?

«A dispetto di questi due anni terribili ho fatto tante cose, i miei corsi di scrittura all’Officina Pasolini di Roma, l’uscita del nuovo album in studio, ma stavolta c’è come un miscuglio di emozioni, la tensione di suonare dal vivo si avverte di più.

Voglio vivermi il momento, solo questo: adesso è davvero un ricominciare».

Lavorare per sottrazione sembra il suo motto: l’anno scorso ci disse che avrebbe voluto addirittura rinunciare alle parole per scrivere musica da film. A che punto è il progetto?

«Ancora non c’è stata alcuna commissione. Però ho buttato giù cinque o sei temi orchestrali e qualcuno mi convince abbastanza».

I talent televisivi sono pieni di giovanissimi cantautori: è ancora forte l’esigenza di svelare il proprio mondo attraverso la musica?

«È un’urgenza che esiste ed esisterà sempre. Ma sono cambiate le regole del gioco, dal mercato discografico all’udienza. Un tempo fare provini era difficilissimo. Oggi ci sono Youtube e TikTok. Le major hanno ormai dipartimenti mirati a seguire i fenomeni e i personaggi che nascono sui social ma l’ascolto è frammentato e bulimico e brucia le proposte nuove in pochissimo tempo. Al netto di tutto questo, chi è acceso dal sacro fuoco dell’arte non deve mai demordere, anche nei momenti in cui tutto sembra perduto. Lo dico sempre ai miei ragazzi dell’Officina Pasolini: fare l’artista è una gara di resistenza ma se la voglia di raccontarvi l’avete incisa nel dna, questo mestiere verrà sempre ad acciuffarvi per i capelli».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Ottobre 2022, 07:57
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