Fulminacci, il nuovo album: «“Infinito +1”, il mio ragù di cantautore»

Il cantautore romano che ad aprile si esibirà per la prima volta al palazzetto di Roma, si racconta senza filtri. Nel disco anche i duetti con Giovanni Truppi e con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari

Fulminacci, il nuovo album: «“Infinito +1”, il mio ragù di cantautore»

di Rita Vecchio

Dando per scontato che nel duello tra ipocrisia e sincerità si scelga, quasi sempre, di parteggiare per la seconda, Fulminacci, che del cantautorato riempie entrambe le facce di una stessa medaglia, pop, indie, underground, di quel binomio antitetico ne traccia, forse inconsapevolmente, un fil rouge che accompagna tutte le tracce del suo ultimo disco, "Infinito +1"(Maciste Dischi/Artist First) e con cui dimostra di essere un artista risolto, tra citazioni cinematografiche e autobiografia, e con due «collaborazioni nate in modo molto naturale» con Giovanni Truppi e Pinguini Tattici Nucleari.

E’ il suo disco numero 3. Per i pitagorici è il numero perfetto. 

«Per me è un numero che in questo caso rappresenta completezza. E' un disco che racchiude tutto quello che sono oggi. Più si va avanti per la propria strada, più si capisce e più ci si fa capire». 

"Infinito +1", cover disco

Classe 1997, primo album nel 2019, “La vita veramente”, subito la Targa Tenco e poi, nel 2021, in gara al Sanremo di Amadeus con “Santa Marinella”. E lei a che punto della strada è arrivato?

«Sono in mezzo, tra due estremi opposti. Lo dimostra "Infinito +1". Dieci brani diversi, alcuni molto pop e altri personali, sia per testo che per la composizione della musica». 

Prendendo uno dei titoli, si sente un sorta di “Ragù” di cantautore? 

«Sono un concentrato di identità diverse, è vero (ride, ndr). Questa cosa mi diverte e mi stimola». 

Così arriva "Infinito +1”.

«Mi piaceva il concetto che esprime la parola, sterminato. Il significato che intendo dare qui è legato al vizio che gli esseri umani hanno di dare regole laddove non ci sono». 

Gli assoli di chitarra non li vuole mai nessuno, solamente chi li fa”: critica elegante alla musica di oggi? 

«E’ più uno sfogo che una critica, verso l’eccessiva voglia di virtuosismo. Non mi riferisco a uno in particolare o alla musica tutta. Diciamo che mi schiero più per l’esser che per l’apparire. Per questo, uso la frase «mondo di Barbie». Oggi la forma vince sul contenuto, diciamolo». 

Sente la responsabilità dell’artista?

«Credo che chi sta sul palco deve veicolare un messaggio che non sia un crimine». 

Però canta di «Duce e cocaina». Perché?

«E' immagine forte, lo so, ma va presa con le pinze. Era un modo per disegnare la tendenza della società contemporanea che volge verso il conflitto e non sulla moderazione. Il tipo umano che sta incarognito, che si lamenta e fa cose controproducenti che non aiuta a crescere le bambine e i bambini nella convivenza civile ma al conflitto. Nell'io sì, e nell'io no». 

E' un «bravo cittadino», come in "Spacca"? E soprattutto, un artista anche attraverso linguaggio dei testi deve dimostrare di esserlo?

«Secondo me, sì. Perché lo stare su un palco dà la possibilità di dire qualcosa. Con questo, non tutti i brani devono essere per forza sociali e politici, però credo che si debba essere liberi di esprimere ciò che si pensa. Siamo figli di questo tempo, siamo la conseguenza del disimpegno, ma non siamo per questo scagionatili. Abbiamo delle responsabilità sia nei confronti di noi stessi che del prossimo. Non solo attraverso le canzoni».  

Le cita la frase "Ammazzerò il dj". Dove ammazzare oggi è un termine tragicamente attuale. 

«E' lo sfogo surrealista del protagonista. Il tema serio è il femminicidio, bisogna  ammettere che viviamo in una società che non garantisce la parità».

Una società che ha definito «di carta e di fumo». Perché?

«Perché siamo dentro dinamiche incancrenite e fossilizzate che qualcuno difende a spada tratta solo per conformismo.

Gravissimo che le figure politiche si espongano mettendo in discussione l'evidente disparità tra uomo e donna. E che gli uomini, quelli come me, i non discriminati, non abbiamo raggiunto quasi nessun risultato nonostante ci siano rivoluzioni e battaglie». 

Destra o sinistra?

«Sono tutti sullo stesso piano e nessuno escluso, nemmeno io. Nonostante io abbia vissuto in un contesto sereno, ho assistito a discorsi maschilisti. Ed è inutile nasconderlo, la donna è soggetta a sessualizzazione. I maschi che fanno finta che non sia così, sono complici e stanno facendo un danno mostruoso all’umanità. Ci si deve ribellare». 

Che significa essere musicista? 

«Per me è raccontare qualcosa in modo sincero e vero».

Devo scrivere una hit che non è una hit/Di quelle che ti vergogni mentre le canti/Che non piacciono a nessuno/Ma le sanno tutti quanti”. Con chi ce l’ha?

«Ce l’ho con la gente che non ammette di cantare canzoni che cantano tutti e che magari critica per questo. La musica pop e mainstream che passa in radio può essere bella. Anzi, sono anche per variare la proposta affinchè sia la gente a scegliere. Sono un po' stanco di sentire denigrare scenari alternativi. Tutti vogliamo essere capiti e tutti vogliamo arrivare a tanta gente. Spesso restiamo incastrati in una prigione culturale che ci fa sentire in colpa se usciamo dall nostra comfort zone. Piacere a tanti non è una perdita di spessore. Importante è avere onestà». 

E’ difficile rimanere onesti intellettualmente?

«Sì, perché viviamo in un periodo storico in cui siamo bombardati da opinioni e spesso viviamo nell’equivoco dell’illusione di competenza». 

Lo specchio di oggi. 

«Forse sì. Basta non scrivere solo per accontentare il pubblico. Una hit può essere banalissima, ma può essere un capolavoro. "Hey Jude" dei Beatles (canticchia il motivato, ndr), per esempio. Un pezzo gigantesco».  

Sperava di tornare Sanremo

«Non ho mandato dei brani ad Amadeus. Mi piacerebbe tornare, non sono di quelli che dice che non lo rifarà più. Non ne parlerò mai male, è una delle trasmissioni preferite, è stata una delle esperienze più importanti della mia carriera». 

Il suo treno la sta portando lontano. Il prossimo passaggio è il primo palazzetto nella sua Roma. 

«Non vedo l’ora. E' una delle sfide condivise con il mio pubblico». 

Lei qualche anno fa cantava “È bello sfruttare la direzione del vento ma è giusto cambiare la direzione col tempo”. Oggi l’ha cambiata? 

«Sono più a mio agio con la vita rispetto a quando ho iniziato. Sento più maturità verso la vita e verso le sue sfide». 

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DI SEGUITO TUTTE LE DATE DEL TOUR DI FULMINACCI (Info biglietti su www.magellanoconcerti.it ) 

4 APRILE 2024 - MILANO - FABRIQUE (SOLD OUT)
5 APRILE 2024 - MILANO - FABRIQUE 
9 APRILE 2024 - VENARIA REALE (TO) - TEATRO DELLA CONCORDIA (SOLD OUT)
12 APRILE 2024 - NAPOLI - CASA DELLA MUSICA
13 APRILE 2024 - ROMA - PALAZZO DELLO SPORT
18 APRILE 2024 - FIRENZE - TUSCANY HALL
22 APRILE 2024 - BOLOGNA - ESTRAGON (SOLD OUT)
23 APRILE 2024 - BOLOGNA - ESTRAGON (SOLD OUT)
24 APRILE 2024 - PADOVA - GRAN TEATRO GEOX


Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Dicembre 2023, 16:43
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