Morto Franco Gatti, il "baffo" dei Ricchi e Poveri

Morto Franco Gatti, il "baffo" dei Ricchi e Poveri

di Totò Rizzo

Era “il baffo” ma anche “il nasone” dei Ricchi e Poveri. Era Franco Gatti, il basso/baritono del quartetto vocale più popolare del pop italiano, autore anche, insieme con Angelo Sotgiu (“il biondo”), di molti successi del gruppo. Poi c’erano Angela Brambati (“la brunetta”) e Marina Occhiena (“la bionda”). Franco Gatti è morto ieri, nella sua Genova, aveva 80 anni.
Musicalmente perfetti, i Ricchi e Poveri, ognuno con il suo timbro: Angelo il tenore con quella voce scartavetrata da rhythm’n’blues, Angela con la qualità cristallina da soprano di volare oltre le note, Marina che era un contralto di timbro brunito e Franco, per l’appunto, inimitabile in quei suoi toni scuri, quasi cavernosi.
Decine di milioni di dischi venduti, una carriera che nemmeno il repentino abbandono della Occhiena, nel 1981, ha fermato. Il melodico e lo scanzonato, il brano sentimentale e il ballabile da non star fermi. Tutte hit, o quasi, anche a dispetto delle mode.
Due anni fa la “reunion” al Festival di Sanremo, quasi mezz’ora di festa collettiva con le canzoni di mezzo secolo di mestiere su quel palcoscenico dove avevano trovato il grande successo popolare con “La prima cosa bella” nel 1970 e con “Che sarà” appena l’anno dopo. Avrebbero dovuto ricavalcare la tigre ma la pandemia ha bloccato quello che forse sarebbe stato un trampolino per il volo della maturità.
«È andato via un pezzo della nostra vita», hanno detto i tre superstiti del gruppo, annunciando la morte di Gatti. Al quale la vita ha regalato successi professionali ma riservato la più grande amarezza affettiva, la morte del figlio Alessio, 23 anni. Proprio quel giorno, nel 2004, il musicista si trovava a Sanremo, con i suoi compagni di scena, per ritirare il Premio alla Carriera. Ma dopo la notizia, il gruppo preferì rinunciare all’apparizione sul palco dell’Ariston. Per questo motivo, la festa per la “reunion” di due anni fa era sembrata un minimo conforto dopo quella massima amarezza.
Cresciuto come i suoi sodali nella Genova musicalmente feconda dei primi Sessanta, Franco Gatti fu incoraggiato da Fabrizio De André, che procurò al quartetto la prima audizione milanese in una casa discografica.

Ricchi e Poveri li battezzò pochi mesi dopo un altro loro mentore, Franco Califano: «Ricchi di spirito e poveri di tasca», tanto che pagò ai quattro la cena.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Ottobre 2022, 06:45
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