Perché le hit del pop sono sempre più tristi: l'analisi degli ultimi 30 anni

Perché le hit del pop sono sempre più tristi: l'analisi degli ultimi 30 anni

di Paolo Travisi
Le canzoni pop, quelle spesso in classifica, dunque le più ascoltate, sono sempre più tristi. A rivelarlo è la curiosa ricerca condotta dall'Università della California, che ha analizzato 500 mila canzoni pubblicate in Inghilterra negli ultimi 30 anni. Dal 1985 al 2015. Il risultato dello studio diffuso su Royal Society Open Science, ha preso in considerazione diversi fattori tra cui la “ballabilità” e l'emozione trasmessa.

Due esempi aiutano a chiarirci le idee. Se nel 1985 i ritmi rock di Glory Days di Bruce Springsteen e pop di Freedom di Wham svettavano in classifica e nei gusti, nel 2014 c'erano Stay with me di Sam Smith ed i Passenger con Whispers, i cui testi non davano certo energia. Di fatto esiste un cortocircuito emotivo. Il pubblico cerca canzoni in cui si possa ballare, nonostante il tono di queste sia più triste e deprimente di un tempo. E' indicativo al riguardo, che i generi pop e dance abbiano conquistato una fetta di mercato più ampio, a dispetto del rock che invece dagli inizi del nuovo millennio ha subito un calo di popolarità.

Anche per i ricercatori americani, non è stato facile trovare la chiave per spiegare il fenomeno, ma appare evidente che il progressivo isolamento sociale e la diminuzione del tono dell'umore, si arrendano alla voglia di dimenticare i problemi e ballare. Anche su pezzi più tristi. Un altro esempio. Nel 1998, negli Stati Uniti, appena il 2% dei dischi venduti cantava testi divertenti e divertiti. E c'è dell'altro. Il declino del rock, genere abitualmente praticato da voci e musicisti maschili, ha portato ad un aumento di presenze femminili tra gli artisti. E questa è una buona notizia.
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Maggio 2018, 16:28
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