Perché le hit del pop sono sempre più tristi: l'analisi degli ultimi 30 anni
di Paolo Travisi
Due esempi aiutano a chiarirci le idee. Se nel 1985 i ritmi rock di Glory Days di Bruce Springsteen e pop di Freedom di Wham svettavano in classifica e nei gusti, nel 2014 c'erano Stay with me di Sam Smith ed i Passenger con Whispers, i cui testi non davano certo energia. Di fatto esiste un cortocircuito emotivo. Il pubblico cerca canzoni in cui si possa ballare, nonostante il tono di queste sia più triste e deprimente di un tempo. E' indicativo al riguardo, che i generi pop e dance abbiano conquistato una fetta di mercato più ampio, a dispetto del rock che invece dagli inizi del nuovo millennio ha subito un calo di popolarità.
Anche per i ricercatori americani, non è stato facile trovare la chiave per spiegare il fenomeno, ma appare evidente che il progressivo isolamento sociale e la diminuzione del tono dell'umore, si arrendano alla voglia di dimenticare i problemi e ballare. Anche su pezzi più tristi. Un altro esempio. Nel 1998, negli Stati Uniti, appena il 2% dei dischi venduti cantava testi divertenti e divertiti. E c'è dell'altro. Il declino del rock, genere abitualmente praticato da voci e musicisti maschili, ha portato ad un aumento di presenze femminili tra gli artisti. E questa è una buona notizia.
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Maggio 2018, 16:28
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