Gli ultimi saranno gli ultimi, ironia e dramma nel
film di Bruno con la coppia Cortellesi-Gassmann

Gli ultimi saranno gli ultimi, ironia e dramma nel ​film di Bruno con la coppia Cortellesi-Gassmann

di Michela Greco
ROMA - «Possiamo riuscire a sopportare tutto dal punto di vista materiale, persino la perdita del lavoro, ma se coincide con la perdita del sostegno emotivo dei nostri cari e con il conseguente senso di solitudine, si può arrivare all'esasperazione». È con questo pensiero in testa che Massimiliano Bruno ha coltivato la storia di Luciana Colacci - una donna che perde il lavoro perché rimane incinta e, sopraffatta da una rabbia impotente, si ritrova a puntare una pistola contro chi l'ha licenziata - fino a portarla al cinema con Paola Cortellesi in Gli ultimi saranno ultimi, in sala da giovedì.





In origine, la vicenda è nata per le tavole del palcoscenico, tanto che Cortellesi l'ha interpretata per due anni a teatro dal 2005, con un monologo in cui recitava tutti i personaggi. Quasi dieci anni dopo il testo di Bruno arriva sul grande schermo e acquista coralità grazie a Fabrizio Bentivoglio (il poliziotto), Alessandro Gassmann (il marito di Luciana), Stefano Fresi (la guardia giurata) e Ilaria Spada (la bella ragazza del paese), senza perdere un briciolo di drammaticità, anzi. «Nel 2005 si sentiva nell'aria il tema delle lavoratrici precarie che rischiavano il lavoro con la gravidanza - conferma Cortellesi - oggi l'argomento è ancora più di attualità, eppure se ne parla poco. Con l'eccezione di Papa Francesco».



Ma la chiesa, in Gli ultimi saranno ultimi, ha la forma dei santini di Padre Pio che affollano le case di Anguillara (il paese vicino Roma in cui vivono gli eroi di questa storia), e delle antenne che si intrufolano nel panorama, con il segnale di Radio Maria che a sua volta si intrufola ovunque, persino nei citofoni e nel lavandino del bagno. Non un conforto ma un'intrusione per delle persone normali che vorrebbero una vita semplice ma sono costrette a rinunciare alla dignità. «Rivoglio lo stipendio basso mio - dice Luciana nel film, disperata mentre punta la pistola - e vorrei essere premiata perché metto al mondo una creatura. Non sono pazza, sono stanca».



Un pugno nello stomaco tanto più forte perché reale. «Sono storie che sento intorno a me da anni - spiega il regista - raccontate da amici precari che non ce la fanno. Il film racconta una reazione, sicuramente esagerata, contro chi calpesta la dignità, il diritto al lavoro e la parità tra uomo e donna. Lo sentivo necessario. Tutti mi consigliavano di fare un film più facile, ma io stesso in questa fase della mia vita sto reagendo, anche dal punto di vista artistico».
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Novembre 2015, 09:45
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