Giorgio Pasotti alla regia: «Abbi fede? Il mio antidoto a questi tempi feroci»

Giorgio Pasotti alla regia: «Abbi fede? Il mio antidoto a questi tempi feroci»

di Michela Greco

«Purtroppo non sono mai stato ottimista sulla evoluzione di questa pandemia. Abbiamo a che fare con un virus orrendo, chi nega la sua esistenza è folle. Ho perso mia zia per il Covid e tante persone a me vicine». Nato a Bergamo 47 anni fa, Giorgio Pasotti sa bene di cosa parla quando il tema è il dolore causato dal coronavirus, che ha colpito tanti suoi conterranei. Nelle settimane in cui il virus sembrava aver concesso un po’ di tregua, a settembre, l’attore presentava all’Olbia Film Network la sua seconda opera da regista dal titolo Abbi fede. Ispirato alla commedia nera danese del 2005 Le mele di Adamo, il film di Pasotti mette un neofascista (Claudio Amendola) a scontare una pena in una parrocchia sperduta in Alto Adige dove a dire messa c’è padre Ivan (lo stesso Pasotti), un prete ingiustificatamente ottimista.


Perché riprendere ora i temi trattati da un film di 15 anni fa?
«Perché ora qui da noi l’estremismo politico e la violenza sono ancora più attuali di allora. Assistiamo alla deriva di una società allo sbando e le colpe sono da ricercare in tante direzioni. C’è una rabbia diffusa, un’accettazione del cattivo gusto come modello di vita, un’ostentazione dell’ignoranza».


Con l’emergenza sanitaria questa rabbia sembra aumentare.
«Chi diceva che ne saremmo usciti migliori non mi ha mai convinto.

Quando non si hanno più punti fermi è difficile avere una visione più rosea del futuro, è facile, invece, uscirne incattiviti. Mi aspettavo di trovare le persone più inferocite, pronte a sgomitare».


Ha voglia di raccontare anche questo in un eventuale terzo film da regista?
«Sono già al lavoro sulla mia opera terza, che spero vedrà la luce nel 2021: parlerò del mondo del lavoro attuale, della sua ferocia, della gente disposta a tutto».


Ci reciterà, come accaduto per i primi due?
«Mi piace anche metterci la faccia nei miei film, per assumermene tutta la responsabilità, soprattutto se i personaggi sono brutti e scomodi. Vedremo».


Come è stato dirigere Amendola, anche lui attore e regista, in “Abbi fede”?
«Da attore conosco bene vizi e virtù dei colleghi, provo per loro un gran rispetto e sono consapevole dei loro sacrifici. Claudio ha esperienza e talento e ha fatto uno sforzo interpretativo mostruoso, non è facile fare il fascista. Ha riempito lo schermo con la sua presenza fisica e gli occhi da folle».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Novembre 2020, 08:31
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