Back to black, Amy Winehouse rivive al cinema: sogni e demoni dell'ultima diva della musica

«Non volevamo una sosia, né una persona che imitasse Amy», ha spiegato la regista Taylor-Johnson. E a parte qualche mimica eccessiva iniziale, Abela sembra recepire il messaggio

Back to black, Amy Winehouse rivive al cinema: sogni e demoni dell'ultima diva della musica

di Ferruccio Gattuso

L'ultima grande diva della musica. Diva suo malgrado perché, come diceva spesso, «dei soldi non mi interessa nulla, voglio solo che la gente mi ascolti cantare e nelle canzoni riconosca tutto di me». Sincera, nuda nella verità fino all'ultimo, davanti agli spietati paparazzi che si intrufolavano senza alcun rispetto nelle sue debolezze così come nelle canzoni dove l'autobiografia emergeva totale. Con nomi e cognomi. La cantautrice britannica Amy Winehouse, morta nel 2011 a 27 anni per una intossicazione di alcol, è stata unica, a un punto tale da guadagnarsi il tempo presente per sempre: è unica.

E così, prima o poi non poteva che approdare sugli schermi un racconto in fiction di ciò che la cantante londinese è stata e di come ha vissuto un preciso momento della sua vita. Quello tra la prima celebrità generata dall'album Frank (2003), dopo la quale Amy proseguì la sua vita ancorata nel quartiere londinese di Camden Town, tra bevute (troppe) e incontri fatali (quello con il futuro marito Blake Fielder-Civil, dedito alle dipendenze più e peggio di lei) e la realizzazione del suo disco Back To Black, che consacrò la cantante superstar facendole piovere addosso una cascata di Grammy Award.


Tutto questo è raccontato in Back to Black, dal 18 aprile nelle sale italiane, firmato da Sam Taylor-Johnson la regista che, con il medesimo sceneggiatore Matt Greenhalgh aveva realizzato Nowhere Boy (2009), incentrato sulla vita di John Lennon adolescente.

Il personaggio di Amy Winehouse ha sempre portato con sé giudizi estremi e polemiche, e così è stato anche per questo film: la protagonista Marisa Abela ha raccolto critiche dai fan per la sua non precisa somiglianza all'originale Amy. Eppure l'attrice di Brighton (conosciuta per la serie tv Industry) ha la voce giusta (canta tutti i brani della Winehouse nel film, e lo fa molto bene), che è forse la cosa che conta di più.

L'impresa di farsi sosia di Amy non era nemmeno contemplata: «Non volevamo una sosia, né una persona che imitasse Amy», ha spiegato la regista Taylor-Johnson. E a parte qualche mimica eccessiva iniziale, Abela sembra recepire il messaggio. Più che nelle performance del cast, è nella narrazione (a tratti troppo lineare e algida) che forse il zoppica: «Volevo fare un film dalla prospettiva di Amy, attraverso i suoi occhi», ha spiegato la regista. Ma quegli occhi avevano una luce, disperata e appassionata, ben diversa.


Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Aprile 2024, 15:47
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