Perché ci sono persone che ancora non sono convinte dell'efficacia del vaccino? I pilastri su cui si fonda l'esitazione vaccinale sono essenzialmente quattro: il tempo, la consapevolezza, la personalizzazione e la fiducia. A metterli a fuoco, uno studio pubblicato su Eclinical Medicine del gruppo The Lancet, frutto della collaborazione tra Università Cattolica, New York Medical College, Università di Belgrado e di Verona. Gli autori hanno effettuato una ricognizione di tutta la letteratura scientifica pubblicata, selezionando 209 studi.
LO STUDIO SUI VACCINI
La prima constatazione è stata che i tassi di esitazione vaccinale variano molto e quelli più alti si registrano nei Paesi arabi. Tra i quattro pilastri dell'esitazione, in primis: il fattore tempo: la disponibilità delle persone a farsi vaccinare aumenta quando viene consentito loro di attendere più a lungo, prima di ricevere il vaccino e «da questo punto di vista, la velocità alla quale sono stati messi a punto i vaccini contro il Covid-19 aumenta la percezione di una loro scarsa sicurezza».
Il secondo ostacolo all'accettazione del vaccino è la scarsa consapevolezza di rischi e benefici: tra le popolazioni più esitanti vi sono quelle dei contesti a basso reddito, le minoranze razziali e con un basso livello di istruzione. «Informazioni più complete e comprensibili a tutti, sono la chiave per cancellare i dubbi», spiegano gli autori.
Il terzo problema è la mancanza di personalizzazione nella scelta del vaccino, reso più complesso dalla rapidità con la quale viaggiano le informazioni su Internet e social. «Migliorare le strategie di comunicazione ufficiali faciliterebbe il dialogo con le persone».
Infine, pesa la poca fiducia verso l'operazione vaccinale: avere l'impressione di trovarsi al cospetto di un professionista competente, aperto e onesto, gioca un ruolo fondamentale in questo senso. «È dunque importante offrire ai vaccinandi un ambiente familiare».
«L'esitazione vaccinale è un fenomeno multifattoriale influenzato da una serie di fattori: cognitivi, psicologici, socio-demografici, politici e culturali», spiega Fidelia Cascini, docente di Igiene generale e applicata presso l'Università Cattolica, campus di Roma e primo autore dello studio. «Ci auguriamo - conclude - che i governi utilizzino quanto emerso da questo studio, per adattare le proprie strategie».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Settembre 2021, 22:16
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