Entrambi ventenni, rampolli di famiglie bene che avevano una casa a Cortina. Narducci originario di Perugia sarebbe il proprietario della villa dove la giovane sarebbe stata uccisa nei primi giorni del settembre 1975. «Capisco - ammette il procuratore di Belluno Paolo Luca - che la storia potrebbe sembrare non credibile, talmente è correlata da elementi che possono sembrare di fantasia tratti dalle sceneggiatura di un b-movie, ma i riscontri ci sono».
IL FILM
«Facemmo la stessa cosa del Circeo», aveva detto Angelo Izzo, attualmente detenuto nel carcere di Velletri, interrogato a Belluno, dal procuratore di allora, Francesco Saverio Pavone. Izzo era stato sentito due volte: a agosto del 2015 e nell'ottobre del 2016. Secondo quanto riferito al magistrato Gianni Guido e Francesco Narducci, con Andrea Ghira e altri due giovani bene di cui fa anche i nomi, su una Land Rover verde con tettuccio bianco, si sarebbero avvicinati a Rossella, che passeggiava a Tai di Cadore...
Sulla base delle dichiarazioni rese in due occasioni nel 2016 da Izzo all'allora procuratore di Belluno Francesco Saverio Pavone, Gianni Guido e Francesco Narducci, con Andrea Ghira e altri due giovani, si sarebbero avvicinati a Rossella a bordo di una Land Rover mentre stava passeggiando a Tai di Cadore.
Sia Guido che Narducci all'epoca avevano una casa poco distante, a Cortina.
Nella casa sul lago Trasimeno - è sempre il racconto di Izzo - venne inscenato un vero e proprio rito satanico: la ragazza sarebbe stata legata ad un tavolo, seviziata e violentata da dieci persone incappucciate, tra le quali lo stesso Izzo. Il quale al pm Pavone ha detto però di non aver preso parte all'assassinio. «Non ho visto l'omicidio - ha raccontato - ma sapevo che doveva essere soppressa». Secondo Pavone un elemento cruciale per stabilire la veridicità del racconto potrebbe essere rappresentato dagli arredi dell'allora villa dei Narducci, in particolare il tavolo (qualora esistesse ancora) su cui Izzo disse si consumarono le violenze, che anche a distanza di anni potrebbe aver mantenuto delle tracce biologiche. Nelle dichiarazioni a Pavone Izzo aveva sostenuto che alla fine del rito i partecipanti si fecero un taglio sulle mani, per suggellare un patto con il sangue.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Maggio 2018, 10:56
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