Smart working: ecco cosa cambia il 31 marzo con la fine dello stato di emergenza

Nel settore privato, fino al 31 marzo, è prevista una procedura semplificata

Smart working: cosa cambia il 31 marzo con la fine dello stato di emergenza

di Mauro Evangelisti

Il 31 marzo scade lo stato di emergenza che fu decretato il 31 gennaio 2020. In questi due anni c'è stato un ricorso massiccio al lavoro agile, lo smart working, che ha consentito di ridurre i contagi perché ha ridotto, nelle fasi più critiche, il numero di persone che usavano, ad esempio, i mezzi pubblici per gli spostamenti. Cosa cambiera dunque da aprile? Senza la copertura dello stato di emergenza, che permetteva soprattutto nel settore privato un ricorso semplificato allo smart working, tutto si baserà sull'accordo del singolo lavoratore con l'azienda.

Smart working, cosa succede dal 31 marzo

 

Nel settore privato, fino al 31 marzo, è prevista una procedura semplificata per il ricorso al lavoro da remoto. Ricordiamo i passaggi: nel decreto del 17 marzo 2020 era inserito come obbligo ove fosse possibile; ci sono state successiva proroghe, mentre a fine 2021 è stato siglato un protocollo d'intesa tra le parti sociali per il settore privato che prevede il ricorso al lavoro di remoto su base volontaria e con un accordo individuale tra l'azienda e il lavoratore. L'accordo, che deve essere in forma scritta, può essere a termine o a tempo indeterminato, può prevedere un'alternanza tra presenza e lavoro da remoto, senza uno specifico orario di lavoro, ma con delle fasce orarie e il riconoscimento del diritto alla disconnessione (il lavoratore ha diritto di non essere disturbato se non è in servizio). Secondo il protocollo non può esserci una riduzione dello stipendio o dei benefit.

Stato d'emergenza, niente proroga dopo il 31 marzo. Ma il Green pass resta per trasporti e lavoro: ecco perché (e dove non servirà più)

Nel settore pubblico dal 15 ottobre il lavoro in presenza è tornato a essere la modalità ordinaria. Le linee guida del Ministero della Funzione pubblica prevedono in alcuni casi una adesione su base volontaria e consensuale, ma sarà supportato l'accesso allo smart working a lavoratori in condizioni di difficoltà.

Statali, l'impegno di Brunetta: centomila assunti nel 2022. Smart working? «Ora programmare il rientro in ufficio»

Secondo un'analisi diffusa dal Politecnico di Milano nel primo trimestre del 2021 i lavoratori da remoto superavano quota 5 milioni 370.000, sono diventati 4 milioni 710.000 nel secondo trimestre e a poco più di 4 milioni nel terzo trimestre. Un sondaggio dice che tra chi ha lavorato da remoto il 14% vorrebbe tornare a svolgere le sue mansioni prevalentemente in presenza, il 53 vorrebbe passare ad un modello di lavoro ibrido ed il 33 vorrebbe continuare l’attività in smart working.

Green pass in ristoranti, negozi, trasporti, palestre, cinema e luoghi di lavoro: il calendario del graduale addio al certificato


Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Febbraio 2022, 10:13
© RIPRODUZIONE RISERVATA