Malagò chiaro: «Se fossi Tavecchio mi dimetterei»

Malagò chiaro: «Se fossi Tavecchio mi dimetterei»
ROMA - Rifondazione e dimissioni. Sono queste le parole che le alte cariche dello sport chiedono al mondo del calcio a 24 ore dalla disfatta della Nazionale azzurra, che dopo 60 anni non prenderà parte ai campionati del mondo. «Fossi in Tavecchio mi dimetterei - attacca subito il presidente del Coni Giovanni Malagò - Dal 58 non eravamo fuori dal Mondiale, se dobbiamo dirla tutta all'epoca andavano sedici squadre e ora decisamente molte di più (sono 32, il doppio ndr). Sono anni che l'Italia non fa grandi risultati. Come Coni serve una valutazione anche sull'Under 21. Tavecchio è padrone, sulla base di quello che ho detto, di assumersi le responsabilità».
Malagò, assediato dai giornalisti in occasione della presentazione dello stadio nuovo dell'Atalanta che si sarebbe dovuta svolgere presso la sede del Credito Sportivo e invece si è tenuta nel Salone d'onore del Coni su volontà dello stesso Malagò, ha parlato anche del ct Ventura: «Di fatto non ha il rinnovo, che si dimetta il 15 novembre o tra 20 giorni o un mese, cambia poco. Il tema non è solo Ventura anche se, mi sento di dirlo, l'inizio del percorso e del progetto era legato a un'altra filiera di carattere tecnico che prevedeva un ruolo significativo di Marcello Lippi».
Ancora più duro, nell'uggiosa giornata romana, è andato il ministro dello Sport Luca Lotti: «Il calcio italiano va rifondato. E bisogna avere il coraggio di fare delle scelte importanti». Al Ministro viene chiesto se da oggi partirà una sorta di epurazione totale e Lotti risponde: «Questo è il momento in cui tutti devono fare la loro parte. Come Governo stiamo già provando ad aiutare il calcio con la riforma dei diritti televisivi, c'è ancora molto da fare ma dobbiamo farlo tutti insieme. Ventura e Tavecchio devono prendere le lorodecisioni,credo

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Novembre 2017, 05:01