Stupro del taxi, via al processo per Borgese:
dovrà rispondere anche di lesioni e rapina
di Davide Manlio Ruffolo
La difesa, invece, aveva chiesto il rito abbreviato e la perizia psichiatrica per i presunti disturbi della personalità manifestati dall'imputato. Richiesta, questa, rigettata dal giudice. Il 30enne romano dovrà, così, rispondere dei reati di violenza sessuale aggravata, lesioni e rapina, davanti ai giudici della quinta sezione penale di Roma.
La vicenda risale allo scorso 8 maggio quando Borgese era salito su un taxi, alla cui guida c'era una donna 43enne, per farsi accompagnare in via Pescina Gagliarda. Arrivati a destinazione, nella piccola e appartata strada di campagna in zona Ponte Galeria, il 30enne anziché scendere dal taxi, avrebbe estratto un coltello. Subito dopo, con la donna pietrificata e sotto shock, avrebbe provveduto ad immobilizzarla costringendola a consumare un rapporto sessuale. Non sazio, secondo quanto sostiene la Procura di Roma, prima di darsi alla fuga, avrebbe rubato anche l'incasso di 90euro che la donna aveva con sé.
La latitanza del giovane, nella casa dei nonni, durò pochi giorni. Ad inchiodarlo, oltre all'identikit fornito dalla vittima, anche le dichiarazioni dei colleghi della donna che lo avrebbero riconosciuto nelle foto segnaletiche fornite loro dagli agenti di polizia. Proprio il clamore mediatico che la vicenda scatenò, nei giorni immediatamente successivi portò altre 2 donne a denunciare episodi di violenza sessuale subiti dallo stesso ragazzo. Borgese, ascoltato dal pubblico ministero, avrebbe ammesso di esser stato vittima di un “raptus”.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Settembre 2015, 08:14
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