Riforma del lavoro, Napolitano alla sinistra Pd:
"Basta paralisi per conservatorismi"

Riforma del lavoro, Napolitano alla sinistra Pd: ​"Basta paralisi per conservatorismi"

di Alessandra Severini
ROMA - Nel braccio di ferro sull'art.18 il premier trova un aiuto forse insperato nel presidente della Repubblica Napolitano. Dal Quirinale infatti arriva l'appello ad adottare “politiche nuove e coraggiose per la crescita e l'occupazione”, perch “il rinnovamento necessario, Non possiamo pi restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie”.





Le parole del presidente della Repubblica, che sembrano chiaramente dirette alle resistenze della Cgil e della minoranza Pd al jobs act, trovano un'eco perfetto in quelle che Matteo Renzi pronuncia durante la sua visita nella Silicon valley, patria indiscussa delle nuove tecnologie e delle start-up. “In Italia serve una rivoluzione sistematica - dice il premier - Sono consapevole che alcune cose vanno cambiate in modo violento”. Ma fra i dem i malumori rimangono.



Difficile si arrivi ad un referendum fra gli iscritti, ma la battaglia sarà a colpi di emendamenti. La minoranza chiederà di intervenire sulle tutele crescenti e la garanzia della copertura finanziaria per gli ammortizzatori, sullo sfoltimento dei contratti precari e sullo stop al dilagare dei voucher. Per fare queste modifiche però c'è bisogno di risorse (si parla di 15 miliardi di euro), mentre la riforma dell'art.18 si fa a costo zero. Renzi inoltre vuole fare in fretta ed arrivare alla conferenza Ue sul lavoro di ottobre con in tasca almeno l'approvazione in prima lettura della riforma. Il premier potrebbe dunque accettare qualche limatura al testo, ma senza stravolgimenti. I suoi mettono le cose in chiaro: «Qualcuno - attacca il fedelissimo Luca Lotti - ha perso le primarie e ora pensa di dettare la linea». Dalla minoranza dem però arriva un avvertimento chiaro: se il jobs act dovesse passare grazie al soccorso di Forza Italia (ventilato da Brunetta e Toti) ci sarebbero delle “conseguenze politiche”.



Sulle battaglie sulle riforme pesa come un masso la denuncia di Mario Draghi che vede nell'eurozona una ripresa che “sta perdendo impulso” e “una crescita del Pil che si è fermata nel secondo trimestre”. Il governatore della Bce attribuisce i rischi maggiori per l'Italia alla lentezza del processo delle riforme strutturali. L'unica buona notizia arriva dal ricalcolo del Pil dell'Istat secondo le nuove regole europee che tengono in considerazione le attività illegali. I nuovi calcoli 'ingrassano' il Pil di 59 miliardi e liberano un tesoretto di circa 3 miliardi che, in vista della legge di stabilità, potrebbero essere destinati ad un intervento di riduzione dell'Irap.
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Settembre 2014, 12:06
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