Earth Day, stop allo spreco della pasta:
"La sfida è ridurlo del 50%"

Earth Day, stop allo spreco della pasta: "La sfida è ridurlo del 50%"
Earth Day, stop allo spreco della pasta: già oggi la pasta rappresenta appena il 3,5% in valore sul totale dello spreco domestico, ma da qui al 2025 si può fare ancora meglio.





AIDEPI LANCIA LA SFIDA: "IN 10 ANNI RIDUCIAMO LO SPRECO DOMESTICO DI PASTA DEL 50%" Il percorso di responsabilità del settore pastaio: negli ultimi anni il 20% in meno di consumi di acqua e il 21% in meno di emissioni di CO2 equivalente. All’interno della filiera della pasta, il 38% della produzione di CO2 fa capo alla preparazione domestica di questo alimento.











Lo spreco domestico di cibo in Italia produce 3,6 miliardi di tonnellate di CO2 annue e un utilizzo pari a 2,5 miliardi di m3 di acqua. I consigli dei Pastai italiani per cercare di ridurre l’uso di acqua e di energia nella preparazione di un buon piatto di pasta. Il ritorno della cottura nella pentola a pressione, anche grazie all’esempio di Michelle Obama e alle “provocazioni” di Davide Scabin: l’80% di acqua in meno e un risparmio annuo potenziale, nel nostro Paese, pari a 17 miliardi di litri di acqua Per fortuna le cose stanno lentamente cambiando.



Ma lo spreco alimentare domestico resta un fenomeno di portata davvero rilevante, come dimostrano i numeri di una analisi realizzata da AIDEPI (Associazione industriale del dolce e della pasta italiani), in occasione dell’Earth Day 2015, che valuta l’effetto sull’ambiente dei circa 48 kgi di cibo che ogni anno la famiglia media italiana getta nella spazzatura, sia prima di cucinarlo (perché è scaduto o magari si è deteriorato) che dopo (perché si sono calcolate male le dosi). Proiettando i dati a livello nazionale e calcolando l’impatto sulle risorse del Pianeta di questo fenomeno, AIDEPI stima che stiamo parliamo di 1,25 milioni di tonnellate di alimenti gettati nella spazzatura – per un controvalore di 8,15 miliardi di euro – che producono quasi 3 miliardi e 650 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e uno spreco di acqua pari a 2,5 miliardi di m3 di acqua.



Ma, al di là dei numeri, forse troppo grandi per far presa sulla percezione del consumatore, bisogna comprendere che non tutti gli alimenti si comportano nello stesso modo. Alcuni, come la pasta, sono più virtuosi di altri. Sappiamo che pesa appena un 3,5% in valore e un 12,5% in volume sul totale spreco domestico, negli impatti sull’ambiente le percentuali scendono ad appena il 6,6% delle emissioni di CO2 totali e a un 8,6% dei consumi idrici. Sappiamo infatti- come dimostrato dal WWF in uno studio del 2013ii dedicato a questo argomento - che alla produzione di 1 kg di pasta sono associate emissioni pari a 1,48 kg di CO2 eq., mentre per 1 kg di carne di manzo ne servono 10 volte di più (14,7 kg CO2 eq.). Allo stesso modo è noto – sempre dati WWF - che per produrre 1 kg di pasta sono necessari 15 litri di acqua blu, mentre ne servono 594 litri per 1 kg di carne di manzo (e 77 per 1 litro di latte).



SI GETTA VIA SEMPRE MENO CIBO Sull’argomento, esiste però una buona notizia. Sappiamo da 2 ricercheiii uscite recentemente che circa 6/7 italiani su 10 dichiarano di aver ridotto gli sprechi di cibo negli ultimi anni, anche complice la crisi. Una percentuale del 28% afferma addirittura di averli eliminati. Per 9 italiani su 10 si tratta comunque di un fenomeno “molto o abbastanza grave”.



Mentre un monitor annuale realizzata dal 2008 a oggiv da un’associazione di consumatori dimostra che nell’arco degli ultimi 6 o 7 anni il peso dello spreco alimentare domestico in valore è passato da 560 euro l’anno a famiglia a circa 330 euro. Che rappresentano - rispettivamente - il 13% (nel 2008) e il 6% (oggi) della spesa alimentare familiare.



FELICETTI: “POSSIAMO RIDURRE LO SPRECO DOMESTRICO DI PASTA DEL 50% ENTRO IL 2025” “Questa tendenza a gettar via meno generi alimentari ci fa piacere – spiega Riccardo Felicetti, Presidente del Gruppo Pasta di AIDEPI – perché, anche se le quantità diminuiscono, lo spreco domestico di cibo è e rimane un fenomeno davvero insostenibile in un Pianeta sempre più affamato di cibo.



Il fatto che la pasta rappresenti oggi appena il 3,5% del valore economico di questa forma di spreco e che sia uno degli alimenti più amici dell’ambiente - dal 2008 a oggi i consumi idrici si sono ridotti del 20% circa, i rifiuti recuperati sono arrivati al 95% del totale e l’emissione di CO2 equivalente è diminuita di circa il 21%vi - non ci spinge ad accettare passivamente questo fenomeno. Lanciamo perciò una sfida a tutti i pasta lovers, che sono la quasi totalità degli italiani: fare proprio l’obiettivo che si è posto il Parlamento europeo di ridurre del 50% entro il 2025 la quantità di cibo gettato nella spazzatura. Per la pasta significa passare da circa 6 chilogrammi annui a famiglia a meno di 3… Anzi, possibilmente a zero”.



PASTA: L’IMPORTANZA DELLA FASE CASALINGA (38%) NELLA PRODUZIONE DI EMISSIONI DI CO2 Dal campo alla tavola, l’impatto ambientale della pasta, compresa la fase di produzione e trasformazione è davvero basso, si parla di 1 mq globale (vale a dire la misura dell’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate durante la produzione) per porzione di pasta.



L’impronta ecologica di una porzione di pasta di 80 gr. è minima, appena 150 grammi di CO2 eq. Anche per quanto riguarda il consumo di acqua, la pasta è all’avanguardia. Basti pensare che un pastificio per produrre un chilo di pasta usa non più di 3 litri d’acqua. Guardando in particolare alle emissioni di CO2 eq., ecco come risultano distribuite lungo il percorso dalla materia prima al piatto di pasta. Nella fase di coltivazione del frumento duro (37% totale emissioni CO2), attraverso tecniche agronomiche studiate con la massima attenzione, le aziende agricole mettono in pratica sistemi di produzione che, rifacendosi a metodi tradizionali, quali ad esempio la rotazione colturale dei campi, hanno un basso impatto ambientale e un’ottima resa qualitativa, limitando, tra l’altro, l’utilizzo di fertilizzanti chimici.



L’imballaggio della pasta (6% delle emissioni di CO2 eq.) è costituito da materiali facilmente riciclabili - come il cartoncino o il classico film plastico - in modo da ridurre ancora di più l’impatto ambientale del consumo di pasta. Nella fase di produzione del pacco di pasta, l’impatto ambientale rimane davvero limitato: si può notare come la trasformazione industriale, che include anche la molitura, si attesta al di sotto del 15% delle emissioni di CO2 eq. Anche la distribuzione si ritaglia una quota minima (4%) dell’impronta carbonica del pacco di pasta. La fase di cottura a casa - diversamente da quanto si potrebbe pensare - è invece il passaggio che più può impattare sull’ambiente di tutto il ciclo della pasta, ben il 38% del totale dell’impronta carbonica lungo tutta la filiera. Per questo è opportuno cogliere occasioni come l’Earth Day per sensibilizzare gli italiani sui possibili risparmi energetici e sulla riduzione degli sprechi domestici.



I CONSIGLI DI AIDEPI PER PREPARARE UN PIATTO DI PASTA A “BASSO” IMPATTO AMBIENTALE In occasione dell’Earth Day da AIDEPI arriva qualche consiglio pratico per diminuire, anche se di poco, l’impatto sull’ambiente nella preparazione di un buon piatto di pasta. Utilizzate solo la quantità d'acqua necessaria, in media 1 litro per 100 grammi di pasta, ma se è corta ne serve il 30% in meno (700 ml).



Usare sempre il coperchio sulla pentola per far bollire l'acqua in meno tempo e consumare meno gas. Non mettere mai il sale prima che l'acqua inizi a bollire, poiché si rallenterebbe il processo di ebollizione. Utilizzare l'acqua di cottura per innaffiare le piante in balcone ed evitare di sprecare nuove risorse idriche.



MICHELLE OBAMA LANCIA LA MODA DELLA PENTOLA A PRESSIONE Sempre con l’intento di risparmiare risorse energetiche e ridurre le emissioni, in America – a partire da uno storico articolo del New York Times nel 2009 - si va sempre più affermando una tendenza a utilizzare sempre meno acqua per cuocere la pasta, anche mezzo litro per 100 grammi di spaghetti.
E stanno prendendo piede le cotture (o le rifiniture di cottura) “a risotto”, direttamente in padella, nel sugo… Recentemente Michelle Obama si è fatta immortalare dal TIME con un piatto di spaghetti (per il magazine Cooking Light dedicato a cibo, salute e corretta alimentazione), in un articolo in cui racconta i risultati della campagna anti obesità “Let’s Move!”, sull’importanza di un corretto stile di vita anche a tavola, basato su alimenti semplici, naturali, sostenibili e economici. E la pasta, fatta di grano e acqua, ovvero semplicità e naturalità, corrisponde perfettamente a questo identikit. Per la cronaca, la ricetta proposta da Michelle è “spaghetti pomodoro e spinaci cotti in pentola a pressione”: ovvero un metodo di cottura innovativo, amico della linea (niente grassi e 1/8 del sale normalmente utilizzato per la cottura) e dell’ambiente (meno acqua e gas dei fornelli). Non è un caso, di fronte a questa sensibilità da parte di chi abita la Casa Bianca, dunque, che anche le nuove “Dietaty guidelines USA”, per la prima volta dal 1980, introducono l’importanza dell’impatto ambientale nella scelta del cibo da portare in tavola. Tornando alla cottura in pentola a pressione, anche Davide Scabin, nel suo intervento a Identità Golose 2015 ha preparato una ricetta (la pasta all’amatriciana con l’aglio) utilizzando questo sistema di cottura, a suo modo antico (tipico degli anni Settenta-Ottanta) e moderno, sempre con l’obiettivo di risparmiare energia e di sperimentare strade nuove per la preparazione di un alimento supertradizionale. Scabin ha stimato che se tutti utilizzassimo la pentola a pressione per cucinare la pasta, in Italia ci sarebbe un risparmio di 224 litri d’acqua all’anno procapite (bastano infatti 200 ml di acqua invece del litro canonico), per un totale di 17 miliardi di litri d’acqua risparmiati. Cioè più o meno l’acqua che serve a riempire 70 piscine olimpioniche.

Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Aprile 2015, 18:57
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