L'intelligence belga non basta, serve
uno sforzo europeo contro il terrorismo

L'intelligence belga non basta, serve uno sforzo europeo contro il terrorismo

di Valeria Arnaldi
Blindata e presidiata ma comunque vulnerabile. Gli attacchi a Bruxelles, nel suo cuore e nelle zone più vicine alle sedi europee, a pochi giorni dall’arresto di Abdeslam Salah, sono la prova più evidente e tragica di un sistema che sarebbe incapace di difendersi.

Sotto accusa l’intelligence belga. Ancora una volta. Salah è riuscito a non farsi trovare per quattro mesi, nascondendosi in città. C’è un’intera “rete” belga di fiancheggiatori, dunque, di cui gli 007 non sarebbero a conoscenza. O, più probabilmente, un’intera rete che la Sicurezza belga non avrebbe i mezzi per contrastare.

Alla luce delle accuse mosse al Comparto dopo gli ultimi attacchi la risposta è arrivata chiara. E drammatica. «Le risorse della polizia e delle forze di sicurezza belghe sono al limite, e mancano i mezzi per monitorare centinaia e centinaia di persone sospettate di terrorismo”. Non sarebbe possibile controllare il Paese, quindi, e neppure monitorare le figure a rischio come quelle indicate, nei giorni scorsi, dagli 007 russi che avevano avvertito di imminenti attacchi.

Quelle di ieri non sono certo le prime “falle” del sistema belga. Gli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre sono stati progettati a Bruxelles. A questo si aggiungono i blitz falliti e ovviamente la facilità con cui gli attentatori, a giudicare dalle riprese che mostrano il loro ingresso in aeroporto, ieri sono riusciti ad arrivare i in punti che sono bersagli sensibili, da sempre.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Marzo 2016, 14:40
© RIPRODUZIONE RISERVATA