Frane, fango e pini crollati: è allarme rosso sul Vesuvio

Frane, fango e pini crollati: è allarme rosso sul Vesuvio

di Francesca Mari
Frane, smottamenti ed effetti dell'azione erosiva sul cono vulcanico. A poco più di un anno dai devastanti roghi del 2017, il Vesuvio presenta il conto con un dissesto idrogeologico ad altissimo rischio. Un «disastro annunciato» secondo il presidente dell'Ordine dei Geologi della Campania, Egidio Grasso, che ha lanciato l'allarme: «L'effetto combinato roghi-maltempo determina un rischio idrogeologico R4 (molto elevato) per la fascia vesuviana». E lo scenario di queste ore, tra caduta di massi, alberi crollati, canali di erosione conferma lo stato di dissesto sui cui bisogna intervenire subito.
 
Ancora off limits il Gran Cono, dopo la caduta del masso in pietra lavica a quota 800 nei giorni scorsi: sabato la strada è stata chiusa a quota 500 dal Comune di Ercolano, vigili e forestale. Stop anche alla biglietteria per le visite al cratere e chiuse le cinque attività ristorative a quota mille. Oggi sarà effettuato un sopralluogo per capire lo stato di pericolosità dell'area. Ieri mattina, sul versante di Ercolano, diversi turisti arrivati con l'autobus fino al piazzale a quota 500 hanno dovuto rinunciare a visitare il Gran Cono. «Fino a giovedì ci avevano detto che era tutto a posto- spiegano - stanotte abbiamo appreso solo dai social che il cratere era interdetto. Siamo partiti comunque, speravamo che intanto la situazione migliorasse, ma non è andata così. Andremo a visitare Napoli Sotterranea».

A qualche chilometro di distanza, sul versante di Torre del Greco, lungo la fascia pedemontana del Vesuvio, la situazione è ancora più drammatica. «Siamo in balìa del maltempo spiegano i residenti stamattina erano previste forti precipitazioni e ci siamo attrezzati per far fronte agli allagamenti». In via Montagnelle 2, nelle pinete a pochi passi dalle abitazioni, in un anno (dall'estate dei roghi ad oggi) si è formato un canale di erosione profondo circa 15 metri. Gli ultimi nubifragi hanno distrutto numerosi pini, già malati e indeboliti dai roghi, che sono crollati e giacciono al suolo. Quando piove forte, il grosso canalone fa defluire colate di fango e detriti che arrivano a valle con una velocità spaventosa e invadono le case. «Qui solo un mese fa racconta Nicola Liguoro siamo stati costretti a spalare fango e a raccogliere l'acqua con i secchi». Davanti ad alcune villette che si inerpicano in salita i residenti hanno creato dighe artigianali per bloccare il deflusso dell'acqua.

Poco più avanti, in via Pisani, salendo verso monte ci si imbatte in un altro canale di erosione, profondo quasi 20 metri e pieno di alberi crollati, detriti e fango. Anche questo si è formato in meno di un anno, proprio a fianco a una briglia di contenimento, cioè una delle tante dighe realizzate agli inizi del 900 ma che oggi sono inutili perché sature. Questi canaloni, definiti da Egidio Grasso «fucili puntati», sono pericolosissimi in caso di forti nubifragi. E le case in via Montagnelle, via Pisani, via Resina Nuova e così via sono le prime a rischio in caso di violente colate di fango.

All'attenzione del Consiglio Regionale il rischio idrogeologico, proprio per l'allarme partito da Torre del Greco. Oggi alle 11.30, infatti, in Commissione Ambiente, presidente Gennaro Oliviero, si terrà un'audizione sul dissesto idrogeologico su richiesta del consigliere regionale Francesco Todisco e delle associazioni del territorio.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Novembre 2018, 06:30
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