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«Va sfatato - ha aggiunto Capua - il mito che l'Italia abbia diffuso il virus» e «il dato evidente è che la dinamica dell'infezione in Europa è diversa da quella raccontata finora». Sono numerosi i gruppi di ricerca che stanno seguendo le tracce del virus scavando nei dati delle oltre 150 sequenze genetiche depositate nelle due grandi banche dati chiamate Gisaid e GeneBank, liberamente accessibili. Esattamente 14 anni fa la virologa si era battuta perché strumenti del genere venissero messi a disposizione degli studiosi di tutto il mondo.
Thanks to more incredibly fast sequencing & data sharing by @UWVirology #NIID in Japan & GISAID, we've updated https://t.co/zRj0X72j64 with 2 new #SARSCoV2 #COVID19 genomes. #seattlecoronavirus #coronavirus pic.twitter.com/MYL4My5Tav
— Nextstrain (@nextstrain) March 5, 2020
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La lotta di allora riguardava le sequenze genetiche dei virus dell'influenza, oggi le banche dati si rivelano cruciali per ricostruire il cammino dell'epidemia Covid-19.
Dall'Italia sarebbe utilissimo avere un maggior numero di sequenze per rintracciare il cammino del virus, ha rilevato Capua, ma «è comunque inutile cercare ancora di rintracciare il paziente zero: potrebbe essere uno, ma potrebbero essere centinaia. Quello che sappiamo è che il nuovo coronavirus è arrivato in Europa dalla Cina probabilmente in gennaio, portato da centinaia di persone». Quando un virus si diffonde, infatti, può mutare in modo casuale e tracciare questi cambiamenti permette di seguirne l'evoluzione, individuando collegamenti a prima vista insospettabili.
Per questo è molto importante ottenere le sequenze genetiche del coronavirus SarsCoV2: analizzandole i ricercatori stanno costruendo un albero genealogico del virus quasi in tempo reale È quanto accade sul sito web aperto chiamato Nextstrain, fondato e diretto dal gruppo guidato da Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle. Qui vengono confrontate e analizzate le sequenze del nuovo coronavirus per rintracciare somiglianze di famiglia, come quelle che indicano come l'Europa costituisca un'area unica, distinta da quella di Stati Uniti e Corea. Tutto questo è un esempio eloquente della velocità con cui vengono prodotti risultati scientifici, nella prima epidemia della storia seguita con un questo dettaglio e quasi in tempo reale, per fornire il virus lungo il suo cammino e per andare a scoprire scenari che a volte sono molto diversi dalle impressioni che si potrebbero avere a prima vista.
È così, per esempio, che «dal primo febbraio circa un quarto delle nuove infezioni in Messico, Finlandia, Scozia e Italia, come i primi casi in Brasile, appaiono geneticamente simili al focolaio di Monaco», ha detto Bedford. «Il fatto che un focolaio sia stato identificato e contenuto - ha aggiunto - non significa che questo caso non continui ad alimentare una catena di trasmissione non rilevata finché non cresca tanto da avere dimensioni consistenti». Ed è così, infine, che la sequenza genetica del virus presente nel primo caso rilevato in Brasile a fine febbraio, un uomo di 61 anni tornato dalla Lombardia, ha ricondotto a focolaio in Germania, scaturito da un passeggero malato che aveva viaggiato dalla Cina.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Marzo 2020, 11:11
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