Si cura nel privato 1 italiano su 2
Tra i redditi bassi il 42% rinuncia

Il report Censis. Schillaci: inaccettabile che chi guadagna di più viva di più, ora piano su liste d’attesa

Si cura nel privato 1 italiano su 2 Tra i redditi bassi il 42% rinuncia

di Lorena Loiacono

Per più di un italiano su 5 il servizio sanitario della propria regione è insufficiente. Cosa significa? Che chi può si rifugia nelle strutture private. E chi non può, vale a dire più di 4 italiani su dieci, semplicemente non si cura. Un quadro decisamente triste quello che emerge dal XXI rapporto “Ospedali & Salute”, promosso da Aiop, l’Associazione Italiana ospedalità privata, e realizzato in collaborazione con il Censis.

La percentuale di non gradimento sale mano a mano che si scende verso le regioni del Sud dove raggiunge il 35,2% di insoddisfatti. Non solo, il rapporto evidenzia anche che più di un italiano su due, il 53,5%, degli dichiara che, nel corso dell'anno, ha dovuto affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi rispetto alle tempistiche utili. «Il 51% degli italiani si rivolge direttamente alla sanità privata - ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci - senza prima richiedere la prestazione necessaria alla sanità pubblica per un atteggiamento di sfiducia». Ma il privato non è una strada praticabile per tutti: nel 2023, infatti, il 42% dei pazienti con redditi più bassi, fino a 15 mila euro, è stato costretto a rimandare o addirittura a rinunciare alle cure sanitarie perché non poteva accedere né al Servizio sanitario nazionale, per le lungaggini, né alla sanità privata per i costi troppo alti.

E così, per il Censis e Aiop, si rischia la sanità per censo. «I dati Istat indicano già dal 2017 che in Italia chi ha un titolo di studio superiore, e quindi guadagna di più, vive di più di chi ha un titolo di studio inferiore. Questo è inaccettabile - ha detto Schillaci - dal rapporto emerge una difficoltà di accesso ai servizi e prestazioni della sanità pubblica, che si manifesta soprattutto per le fasce meno abbienti, e questo porta anche al fenomeno critico della migrazione sanitaria. L'abbattimento delle liste di attesa è una priorità del governo».

Nell’ultimo anno infatti il 16,3% dei pazienti, che hanno avuto bisogno di rivolgersi ai servizi sanitari, si è dovuto spostare in un'altra regione, per avere prestazioni erogate dal Servizio sanitario. Il motivo? Per il 31,6% dei migranti sanitari e per il 51,8% di coloro che dichiarano di essere in cattiva salute dovuto all'eccessiva lunghezza delle liste di attesa nella propria regione.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Marzo 2024, 06:00
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