Per più di un italiano su 5 il servizio sanitario della propria regione è insufficiente. Cosa significa? Che chi può si rifugia nelle strutture private. E chi non può, vale a dire più di 4 italiani su dieci, semplicemente non si cura. Un quadro decisamente triste quello che emerge dal XXI rapporto “Ospedali & Salute”, promosso da Aiop, l’Associazione Italiana ospedalità privata, e realizzato in collaborazione con il Censis.
La percentuale di non gradimento sale mano a mano che si scende verso le regioni del Sud dove raggiunge il 35,2% di insoddisfatti. Non solo, il rapporto evidenzia anche che più di un italiano su due, il 53,5%, degli dichiara che, nel corso dell'anno, ha dovuto affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi rispetto alle tempistiche utili. «Il 51% degli italiani si rivolge direttamente alla sanità privata - ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci - senza prima richiedere la prestazione necessaria alla sanità pubblica per un atteggiamento di sfiducia». Ma il privato non è una strada praticabile per tutti: nel 2023, infatti, il 42% dei pazienti con redditi più bassi, fino a 15 mila euro, è stato costretto a rimandare o addirittura a rinunciare alle cure sanitarie perché non poteva accedere né al Servizio sanitario nazionale, per le lungaggini, né alla sanità privata per i costi troppo alti.
Nell’ultimo anno infatti il 16,3% dei pazienti, che hanno avuto bisogno di rivolgersi ai servizi sanitari, si è dovuto spostare in un'altra regione, per avere prestazioni erogate dal Servizio sanitario. Il motivo? Per il 31,6% dei migranti sanitari e per il 51,8% di coloro che dichiarano di essere in cattiva salute dovuto all'eccessiva lunghezza delle liste di attesa nella propria regione.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Marzo 2024, 06:00
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