Tentò di vendere la Questura di Roma, truffatore seriale condannato per un suv di lusso

Tentò di vendere la Questura di Roma, truffatore seriale condannato per un suv di lusso

di Davide Manlio Ruffolo
L'affabile venditore, due incauti clienti e la macchina di lusso a prezzo di saldo che, però, non viene consegnata. Sembra il copione di una commedia quello che ha portato Francesco Maria Dimino, già noto alle cronache per episodi simili, ad una condanna a 18 mesi di reclusione più il risarcimento di 50mila euro in favore della vittima perché accusato di truffa dal pm Gianluca Mazzei.

La storia risale al 2010 quando un 65enne e il figlio 40enne, interessati all'acquisto di una vettura, conoscevano Dimino. Quest'ultimo si presentava loro come il titolare di una società che, tra le altre cose, si occupava di compravendita di automobili. Vetture che, secondo quanto dichiarato dal truffatore, acquistava nelle aste giudiziarie al fine di riuscire a rivenderle a prezzi notevolmente inferiori. Un sogno che per le vittime del raggiro significava poter avere la macchina dei propri desideri senza spendere un occhio della testa. Fiutata l'opportunità, il presunto venditore di autovetture lanciava l'amo: una Bmw X6 biturbo a diesel a soli 35mila euro.

Il 65enne si convinceva così il titolare della compravendita di automobili muoveva la prima richiesta curiosa affermando che era necessario versare l'intero importo in anticipo per partecipare all'asta giudiziaria. Senza troppo insospettirsi, la vittima accettava la condizione e versava il denaro al truffatore che a sua volta si impegnava a consegnare la Bmw entro 18 giorni. Passati questi, dell'auto non c'era traccia così il cliente, spazientito, veniva a sapere dal venditore che servivano ulteriori 7mila euro a fini cauzionali. Nemmeno la seconda donazione sortiva effetti e da quel giorno Dimino spariva nel nulla. Fortuitamente la vittima veniva a sapere, da un articolo di giornale, che il venditore era già noto per episodi simili e, in alcuni casi, davvero al limite dell'inverosimile.

Come quando era finito agli arresti per aver tentato di vendere, forse ispirato da un film di Totò, la Questura di Roma di via di San Vitale o altri immobili di pregio, inclusa la Coin di via Cola di Rienzo. Proprio uno di questi stabili, un appartamento ai Parioli, era stato oggetto di una tentata truffa ai danni del compianto attore Pietro Taricone.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Luglio 2017, 09:27
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