Roma, arriva la condanna per l’imprenditore accusato di detenzione di pappagalli in condizioni disumane

Arriva la condanna per l’imprenditore accusato di detenzione di pappagalli in condizioni disumane

di Loris Alba
È arrivata la condanna in primo grado per l’imprenditore romano accusato di detenzione di due pappagalli in condizioni assolutamente incompatibili con la loro natura. I volatili, entrambi di specie protetta (un Ara Ararauna e un Conuro della Patagonia), erano stati sequestrati nel 2015 dalle guardie zoofile OIPA Roma dopo un controllo a tappeto di una struttura turistica in provincia di Roma. Erano segregati in una piccola gabbia con poca acqua sporca e una mela piena di formiche a disposizione. 

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I pappagalli vivevano infatti in una sorta di prigione: un pollaio con galline e pavoni, in pessime condizioni igienico-sanitarie. Le povere creature, visibilmente sofferenti, apparivano depresse e scarsamente reattive: l’Ara presentava un piumaggio sporco e non omogeneo mentre il Conuro aveva le remiganti tagliate. 
Nonostante le scuse cercate dal proprietario, oltre alle proteste e alle minacce di denuncia nei confronti delle guardie zoofile dell’OIPA, i pappagalli sono stati sottoposti a sequestro penale e il proprietario è stato denunciato non solo per le condizioni ma anche per detenzione illegale di animali protetti dalla convenzione di Washington (CITES) data l’assenza della documentazione di provenienza.

Purtroppo a causa delle penose condizioni, l’Ara Ararauna era morto dopo pochi giorni e in breve tempo era anche stato confermato il decesso per le gravi condizioni di salute dall’Istituto Zooprofilattico. Il Conuro della Patagonia invece, una femmina alla quale è stato dato il nome Patà, era stato affidato dall’OIPA in custodia giudiziaria all’associazione “Vita da Pappagalli”. Adesso sta ovviamente molto meglio e vive felice in compagnia di altri compagni salvati da maltrattamenti e denutrizione.


 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Agosto 2019, 15:52
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