Noyz Narcos, il suo rap è solo per Enemy di successo
di Simona Santanocita
Enemy è il tuo quinto album
«Il quinto da solista, ma ne ho fatti altrettanti prima, con molte collaborazioni».
Quanto è difficile rinnovarsi?
«Occorre mantenere la testa aperta senza fossilizzarsi e guardare sempre oltre. Perché pur avendo un immaginario riconoscibile è sempre ideale portare novità sonore, strumentali e di scrittura»
Lo spunto?
«Sempre la vita quotidiana, da quello che mi succede».
Hai cercato di avvicinare il rap e lo stornello romano, in cosa convergono?
«Sono molto simili nella modalità di affrontare un testo, entrambi i generi parlano di temi molto comuni, quotidiane, storie di gente di strada».
Fra le tue passioni, i tatuaggi
«Ho fatto il tatuatore per dieci anni e i tattoo restano la mia passione, che ho dovuto abbandonare per la musica È però un mondo che continuo a seguire. A Milano ho aperto uno studio di tatuaggi che funziona come una guest house e ospita artisti da ogni parte del mondo».
La regia, altra passione
«Si, ho curato quasi tutti i videoclip che ho girato».
Cos’è per te il rap?
«È la colonna sonora della mia infanzia. Per i ragazzi di oggi credo rappresenti un modo per comunicare e avere un confronto diretto nell’era dei social. Il rap è sempre stato un genere che ha riunito le persone facendole appassionare e credo questo significhi molto per le nuove generazioni».
Teatro India, l.Tevere V. Gassmann 1, domenica alle 21, ingr. da 22,50 a 27,50 euro
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Settembre 2019, 08:52
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