La Bonifica della Valle del Sacco resta un miraggio. Ira di Confapi Roma e Lazio

La Bonifica della Valle del Sacco resta un miraggio. Ira di Confapi Roma e Lazio
Siti contaminati e bonifiche fantasma: ennesima occasione sprecata per velocizzare l'iter delle opere necessarie per risanare i territori contaminati del nostro Paese. La bocciatura, da parte del Governo, degli emendamenti del Senatore Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) al decreto Semplificazioni, volti a semplificare e snellire le procedure per gli interventi e le opere nei siti oggetto di bonifica che interessano l’intero territorio nazionale, colpiscono pesantemente l'economia del Lazio. “Così la Bonifica della Valle del Sacco resta un miraggio – sostiene Massimo Tabacchiera, Presidente di Confapi Roma e Lazio - una mera espressione su carta e null’altro. Nonostante la Valle del Sacco sia uno dei Siti di Interesse Nazionale (SIN) più estesi di Italia, con un territorio vasto circa 7.300 ettari, che si estende in 19 comuni nel territorio di Roma e Frosinone. Un'area che abbraccia 200 mila residenti, oltre 100 aziende”.

Per la bonifica sono stati stanziati circa 57 milioni di euro attraverso l’Accordo di Programma Quadro firmato nel 2019 tra il Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio. Studiati e redatti con le organizzazioni degli industriali, discusse con i comuni e con le associazioni ambientaliste avevano richiesto migliaia di ore di studio e di incontri, gli emendamenti avrebbero permesso una rapida conclusione al processo di riscatto di un territorio martoriato dall’inquinamento che sta cercando di rilanciarsi. Gli emendamenti individuavano la vera causa del rallentamento dei procedimenti in materia di siti contaminati, ovvero l’inerzia degli uffici competenti che paralizza l’esame o il rilascio di autorizzazioni bloccando di fatto la maggior parte di attività, comprese quelle di bonifica o messa in sicurezza, all’interno dei siti contaminati. Il nuovo articolato del 242- ter previsto dal DL 76/2020, manca infatti di coraggio nel continuare a prevedere la necessità che gli interventi, anche urgenti, da realizzarsi nei siti oggetto di bonifica, “non pregiudichino né interferiscano con l'esecuzione e il completamento della bonifica, nè determinino rischi per la salute dei lavoratori e degli altri fruitori dell'area nel rispetto del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.” (comma 1), rimandando la valutazione di quanto sopra all’Autorità Competente (comma 2). Questo si traduce nella necessità di redazione di ulteriori elaborati specifici da valutarsi da parte degli Enti Competenti, senza che sia prevista una rigida tempistica di approvazione al riguardo.

Esemplare in negativo il caso dell’azienda Campioni Logistica Integrata Spa di Patrica, che dopo aver ottenuto l’approvazione regionale per la realizzazione di un impianto di bonifica di cisterne in plastica, da più di un anno aspetta che il Ministero dell’Ambiente approvi il “Piano di Caratterizzazione” per conoscere lo stato ambientale del proprio sito ed ottenere finalmente dal Comune un semplice permesso per realizzare un nuovo capannone. Conclude Tabacchiera: “Decine di imprenditori sono ostaggio delle pastoie e delle lungaggini della burocrazia proprio nel post-Covid quando si rende necessaria un’accelerazione per ripartire dopo uno uno stop imprenditoriale che rischia, in questa maniera, di rivelarsi micidiale. L’Accordo di Programma se non accade qualcosa di nuovo è fuffa”.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Settembre 2020, 11:21
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