Casamonica, raid nel bar. Il proprietario: «Ora ho paura di una vendetta»
di Enrico Chillè
E tra i residenti i sentimenti si dividono tra voglia di riscatto e paura. E tanta omerta. «Qui è tutto tranquillo», dice un signore sulla cinquantina. Ma non per tutti è così: «Il fatto del bar? Qui ogni giorno è così - dice Marco, un ragazzo di 35 anni - la gente ha paura di loro, perché qui è zona del clan. Guardate quella strada (indica via Barzillai, ndr) lì non si può parcheggiare ma non perché ci sia un divieto di sosta: solo perché loro non vogliono». E ancora: «Se uno parla qui - dice Maria, che abita vicino all'area commerciale - viene preso di mira, iniziano le ritorsioni, meglio farsi i fatti propri».
Ancora oggi, davanti al bar, due ragazzi robusti osservano costantemente il viavai di clienti, ma il locale è rimasto chiuso solo per i due giorni successivi all'aggressione. Da mercoledì 4 aprile, invece, ha riaperto i battenti e osservato l'orario regolare: voglia di andare avanti dopo i tanti sacrifici fatti per avviare l'esercizio commerciale, ma anche e soprattutto una risposta forte, coi fatti, al crimine e ai soprusi di uno dei clan più potenti di Roma.
È stata proprio la moglie del barista a incoraggiarlo a riaprire il locale e ad andare avanti con la denuncia al commissariato Romanina: ora del caso potrebbe occuparsi, oltre alla Procura, anche la Direzione distrettuale antimafia, con la possibile contestazione dell'aggravante mafiosa a carico dei tre aggressori. Ieri anche la Raggi ha portato qui la sua vicinanza: «Non ci saranno mai zone franche a Roma», ha detto la Sindaca.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Maggio 2018, 09:08
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