L'allarme della Ats Milano: «Impossibile tracciare i contatti, milanesi state a casa se sospettate di essere venuti a contatto con il virus»

L'allarme dell'Ats Milano: «Impossibile tracciare i contatti, milanesi state a casa se sospettate di essere venuti a contatto con il virus»

di Simona Romanò

L’escalation di positivi al Covid manda il tilt il sistema dei tracciamenti. Ed è più sempre più difficile, a Milano, identificare eventuali focolai, con il virus che così sfugge di mano. È lo scenario paventato dall’Ats del capoluogo, mentre la Lombardia con tutti i suoi sindaci, compreso il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala, chiedono al governo il coprifuoco, da giovedì, in tutta la Regione, dalle 23 alle 5 del mattino.

BANDIERA BIANCA ATS «Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere noi attivamente in isolamento le persone. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi, stia a casa anche se non ha ricevuto la nostra chiamata». È l’appello del direttore sanitario dell’ Ats Milano Vittorio Demicheli: «Ciascuno dovrà rinunciare a qualcosa, perché in questo momento la fase del contenimento purtroppo è inefficace». Il dato di fatto è che «il virus circola più velocemente nelle zone che sono state meno colpite la volta scorsa, quando poi è intervenuto il lockdown», come appunto Milano, oltre a Varese e Monza. La richiesta di misure più restrittive è sempre più pressante, perché Milano deve correre ai ripari.

TERAPIE INTENSIVE L’obiettivo è invertire la curva dei contagi, o fra 15 giorni Milano va a sbattere: la commissione indicatori, istituita dalla direzione generale del Welfare, ha previsto «che al 31 ottobre, potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4.000 in terapia non intensiva». Non una drammatizzazione, dicono dalla Regione, ma «una proiezione realistica», quando gli ospedali sono già sotto pressione.

OSPEDALI FULL Riaprono i reparti Covid, con lo spettro di essere costretti anche a ripristinare l’ospedale della prima ondata, allestito in Fiera. Al Niguarda, per esempio, arrivano 30 casi Covid al giorno, con picchi di 50: due settimane fa erano 3. Il pronto soccorso del Sacco accetta solo malati Covid e il Fatebenefratelli si sta organizzando come a marzo. Al San Paolo hanno già riempito i posti in semi-intensiva inaugurato lo scorso settembre. Stefano Centanni, direttore dell’unità di Pneumologia dell’Asst Santi Paolo e San Carlo spiega che la macchina è in affanno, perché «ora la grande pressione, oltre ai malati di coronavirus, ci arriva da quelli che giungono al pronto soccorso per un problema urgente e poi scoprono lì di essere positivi». Devono essere curati, ma isolati, per mantenere puliti tutti i reparti.


Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Ottobre 2020, 08:39