Alessia Pifferi, la psicologa non risponde al Pm: «Umiliata da innocente, non lavorerò più in carcere»

Indagata assieme ad una collega per falso e favoreggiamento

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Non ha risposto alle domande del pm di Milano Francesco De Tommasi, la psicologa Paola Guerzoni del carcere di San Vittore indagata assieme ad una collega per falso e favoreggiamento, perché, secondo l'accusa, avrebbe in sostanza aiutato, falsificando alcuni atti tra cui un test psicodiagnostico, Alessia Pifferi, a processo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, ad ottenere una perizia psichiatrica. «Abbiamo prodotto una lettera, una specie di memoria in cui prendiamo posizione sui fatti che contestiamo», ha spiegato il legale della donna Mirko Mazzali. 

«Quello che mi sta accadendo lo vivo con angoscia e stupore allo stesso tempo. Sono affranta a e basita. Sono riusciti a spaventarmi e umiliarmi per motivi che fatico a comprendere», scrive la professionista che per «30 anni» ha lavorato nelle carceri, in una lettera in cui chiede ai vertici dell'ospedale San Paolo e dell'Asst di trovare per lei «una alternativa», perché non vuole più «lavorare all'interno di qualsiasi penitenziario». La perquisizione a suo carico dei giorni scorsi, aggiunge nella missiva-memoria depositata anche al pm, «che ha coinvolto la mia famiglia è una trauma personale». E ancora: «Io sono innocente su tutta la linea».

Nel pomeriggio sarà interrogata anche la collega, indagata in questo filone parallelo al processo assieme al legale di Pifferi, l'avvocato Alessia Pontenani. Intanto, come era già emerso giovedì scorso, il pm Rosaria Stagnaro, che rappresentava l'accusa nel processo con De Tommasi, ha deciso di rinunciare, con una comunicazione inviata al procuratore Marcello Viola, all'incarico non condividendo l'iniziativa del collega, che non l'avrebbe informata sulla tranche d'inchiesta aperta, su cui ad ogni modo non sarebbe stata d'accordo.

E non potrebbe, ha fatto presente, nemmeno condividere le iniziative del pm nel processo. Il pm De Tommasi, infatti, potrebbe chiedere all'avvocato di astenersi nella prossima udienza a marzo e sollevare la questione della falsità di alcuni atti, a seguito delle nuove indagini. 

«I magistrati sono intervenuti a gamba tesa sull'attività professionale delle psicologhe e dell'avvocata ed è preoccupante - ha spiegato ai cronisti l'avvocato Mazzali - Non credo ad un accanimento, ma contesto le valutazioni fatte: hanno sbagliato a fare un test, sostiene l'accusa, e questo è un reato? Questo è il tema. Lei è stata rovinata da questa indagine». «La mia esperienza - scrive nella memoria - nella gestione di situazioni critiche mi ha portato a essere spesso ingaggiata in situazioni molto complesse e a volte pericolose che riguardavano i detenuti più difficili. Ho sempre speso la mia professionalità verso gli ultimi degli ultimi. Mi sono sempre occupata di coloro che non avevano nulla e nessuno». Con le perquisizioni disposte dal pm Francesco  De Tommasi, scrive ancora, è stata trascinata «a San Vittore dalla porta carraia come i detenuti, scortata a vista, messa in una situazione dove tutti hanno potuto osservare la scena, agenti, detenuti, colleghi, questo ha avuto il solo scopo di umiliarmi. Questo è stato un 'in più' non necessario. So di essere stata sospesa da San Vittore per motivi di opportunità». E ancora: «credo che la Magistratura farà un lavoro serio e secondo i principi costituzionali di giustizia (...) Ho però una sola certezza, qualsiasi cosa accada: di non volere mai più lavorare all'interno di un qualsiasi istituto penitenziario». 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 31 Gennaio 2024, 13:14
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