Estia, tra casa e rinuncia

Estia, tra casa e rinuncia

di Flaminia Bolzan

Voglio rimanere sul classico e se la settimana scorsa vi ho raccontato l’avventura di Pandora, oggi vi parlo di Estia, figlia di Crono e di Rea, dea del focolare e custode dell'innocenza. Questa divinità era importantissima per i greci e aveva come simbolo un cerchio. Il suo altare, che non mancava mai nelle case, era formato da una piccola fiamma in un braciere rotondo che non doveva mai spegnersi. Il mito di Estia ci fa riflettere su due temi, la casa, appunto, e la rinuncia. La dea fa parte della prima generazione dell'Olimpo come Zeus, Poseidone, Ade, Era e Demetra. Estia fece un voto di castità. Poseidone e Apollo vollero sposarla, ma lei decise di mantenere la verginità per non creare un concorrente al trono di Zeus.

La dea una volta venne insidiata da Priapo, il dio della fertilità figlio di Dioniso e Afrodite, che dopo un banchetto nel quale aveva bevuto troppo cercò di violentarla.

A salvarla fu fu un asino che ragliò forte, in modo da svegliare gli altri dei e mettere in fuga l'aggressore. Priapo, che era stato abbandonato dalla madre a Lampsaco a causa del suo aspetto deforme, venne cacciato anche da lì in quanto conduceva una vita licenziosa, ma divenne poi il simbolo della fertilità e fu richiamato dagli abitanti per proteggere i campi. Il suo comportamento nei confronti di Estia, tuttavia, gli costò il rifiuto da parte degli dei dell'Olimpo.

Il culto di Estia è tra i più semplici dell'antica Grecia e non porta con se molte leggende. Il suo archetipo è importante da riscoprire in questo momento in cui occorre "mettere ordine dentro di noi", rinunciando all'esteriorità e provando a riscoprire una dimensione più intima.

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Novembre 2023, 08:10
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