Discoteche chiuse, il gestore: «Fermano soltanto noi ma nei bar vedo le folle»
di Vittorio Buongiorno
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Ci sono suoi colleghi che non si sono posti troppi problemi e si è arrivati a questo.
«Le pecore nere ci sono in ogni categoria. Ma tra noi ci sono tanti imprenditori seri che hanno grande senso di responsabilità. Io ho chiuso il 29 febbraio scorso e ho riaperto a fine giugno con delle cene spettacolo, riducendo la capienza da 1500-2000 persone a 300. Si cena e si balla intorno al tavolo in un giardino di 2 mila metri quadrati all'aperto. Lo posso fare perché ho un pubblico adulto e perché ho anche la licenza da ristorante, ma...».
Cosa non le va giù?
«Vado in giro e vedo altri che tutti questi problemi non se li sono posti, ci sono bar, pub o stabilimenti pieni zeppi di gente dove si balla pure e nessuno dice nulla. Non mi va di passare per fesso: da domani tutte le situazioni irregolari che vedo sporgo denuncia. Non ha senso, lì va bene solo perché non si chiamano discoteche?».
Secondo lei è un problema di controlli?
«Certo, se i vigili urbani lavorano fino all'una di notte, dopo chi controlla? Chi va a vedere se uno stabilimento fa ballare la gente sulla spiaggia? Mettiamo invece regole chiare e precise. Nelle licenze per le discoteche è fissata la capienza dei locali in relazione agli spazi, bene, adeguiamo quel numero all'emergenza Covid, dimezzatelo, ma perché chiudere? Se adesso mi fanno chiudere io non riapro più».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Agosto 2020, 10:44
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