“Il potenziale del lavoro domestico-Proposte di intervento”: nasce l’Osservatorio di Nuova Collaborazione a cura del Centro Einaudi

Tra le proposte: il Bonus assistenza per i figli fino ai 12 anni parametrato agli impegni lavorativi e l’introduzione dello “zainetto fiscale”

“Il potenziale del lavoro domestico-Proposte di intervento”: nasce l’Osservatorio di Nuova Collaborazione a cura del Centro Einaudi

di Alessia Di Fiore

Le famiglie meno abbienti sono quelle più a rischio. Il 53% di queste famiglie sarebbe costretto a diminuire o cessare l'attività lavorativa in assenza di colf, badanti e baby-sitter.
Le donne le più penalizzate: escludendo motivi di studio o età pensionabile, ben il 53% non cerca lavoro per dedicarsi all’assistenza familiare

Il settore del lavoro domestico in Italia continua a mostrare dinamiche complesse e diversificate. Nel 2022, l'Italia ha registrato un totale di 894mila lavoratori domestici, tra cui 429mila badanti e 465mila colf. (dati INPS). Il comparto evolve insieme ai cambiamenti della società: l'aumento costante delle badanti riflette infatti l'invecchiamento della popolazione italiana e la crescente necessità di assistenza.

Al contrario, il calo del numero di colf potrebbe indicare un cambiamento nelle abitudini delle famiglie italiane o, più probabilmente, un incremento del lavoro non regolamentato, sfuggendo così alle statistiche ufficiali. Parte da questi dati il primo Osservatorio “Il potenziale del lavoro domestico – Proposte di intervento” di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico) realizzato dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi con l’obiettivo di esplorare il ruolo e l'evoluzione del lavoro domestico nel contesto socioeconomico italiano, mettendo in luce le sfide e le opportunità che caratterizzano questo settore.


Lo studio, disponibile nel volume edito da Guerini e Associati (prima edizione novembre 2023) e sui siti www.nuovacollaborazione.come e www.centroeinaudi.it, dimostra quanto il lavoro di cura – perno del “Sistema Famiglia” - non sia realmente supportato da adeguate politiche e agevolazioni fiscali, in quanto quelle esistenti non coprono i costi del lavoro domestico, come nel caso delle badanti per persone non autosufficienti. Si evidenzia la cruciale importanza del lavoro domestico sull'equilibrio occupazionale e sociale delle famiglie italiane, con un impatto maggiore sulle famiglie meno abbienti.

La ricerca mostra infatti che il 35% delle famiglie sarebbe costretto a diminuire o cessare l'attività lavorativa in assenza di colf, badanti e baby-sitter, una percentuale che sale al 50% tra le famiglie a basso reddito, i cui membri in molti casi svolgono attività lavorative meno flessibili come gestione dell’orario. La disparità di genere emerge con chiarezza: in assenza di aiuto domestico, le donne sono spesso quelle che dovrebbero sacrificare la propria carriera, soprattutto quando mancano baby-sitter o colf.


L'85% delle famiglie dovrebbe ridurre l'impegno lavorativo senza un baby-sitter, mentre più della metà non potrebbe impiegare un membro della famiglia senza una badante.
“In un contesto italiano e internazionale che richiede sempre più attenzione, Nuova Collaborazione ha commissionato al Centro Einaudi di Torino un'analisi approfondita sul lavoro domestico – ha dichiarato Alfredo Savia, Presidente di Nuova Collaborazione (Associazione Nazionale Datori di Lavoro domestico).

L'obiettivo è sviluppare proposte concrete da presentare alle Istituzioni per affrontare le sfide del settore, che è particolarmente vulnerabile a causa di una vasta presenza di lavoro non dichiarato e irregolare. Questo stato di fatto rappresenta un rischio sia per i lavoratori che per i datori di lavoro, in quanto entrambi si trovano senza adeguate tutele”.


Lo studio svela una realtà ancora più preoccupante sul panorama lavorativo italiano: circa il 18% degli individui tra i 20 e i 64 anni è assente dal mercato del lavoro per motivi diversi da studio o pensionamento. Il dato si aggrava al 27% per le donne, contro un 8% degli uomini. Questa inattività femminile è principalmente imputabile alle responsabilità domestiche e di cura, che vedono il 53% delle donne non cercare attivamente lavoro per poter sostenere esigenze familiari. Il fenomeno non è omogeneo su tutto il territorio nazionale: il Mezzogiorno registra un preoccupante 25% di inattività contro il 15% del Nord e il 13% del Centro.

La sottoccupazione, ovvero l'impiego in part-time, si attesta su un 20% generale, ma scava un divario marcato tra i generi, con una percentuale del 32% per le donne, a fronte di meno dell'8% per gli uomini.
Il settore viene inquadrato nel contesto italiano e internazionale, insieme a ipotesi di intervento concrete, con l'obiettivo di favorire l'emersione del lavoro nero e consentire alle famiglie di dedicarsi al lavoro e alla carriera, affidando la cura della casa e dei familiari a personale qualificato.


“Dopo una approfondita analisi di contesto, abbiamo presentato in questo lavoro due articolate proposte altamente innovative” – spiega Giuseppe Russo, Direttore del Centro Einaudi e autore con Ivan Lagrosa e Alessandro Stanchi della ricerca – “la prima, di intervento fiscale rivolto a lavoratori baby sitter e badanti, gestito direttamente da INPS; la seconda applicabile anche ai lavoratori colf: uno ‘zainetto’ di crediti fiscali, grazie al quale nell’arco della vita le famiglie e gli individui potrebbero accedere a beni e servizi che assolvono la missione inclusiva più di quanto non possano fare oggi e grazie al quale si potrebbero avere più impiego di lavoro domestico in chiaro, ma anche più assicurazioni sanitarie e long term care, oppure più spese di formazione continua.”


Dal punto di vista fiscale, la inedita proposta di nuovo piano di welfare introduce un intervento fiscale assistenza bambini progettato per sostenere i genitori nel mercato del lavoro e nella formazione. Il piano proposto punta ad estendere i confini dell'attuale sistema di bonus per l'infanzia, ampliandolo al pagamento per servizi di assistenza domiciliare fino a raggiungere i 12 anni di età dei figli.
 
 
 
La novità più significativa è l'introduzione di una condizione innovativa: il beneficio sarà legato non solo al parametro ISEE, ma anche all'impegno lavorativo o formativo dei genitori, con l'obiettivo di promuovere la partecipazione attiva al mercato del lavoro, in particolare per le donne, tradizionalmente più impattate dalle esigenze di cura dei figli.

In particolare, la copertura del costo per l’assistenza dei figli è prevista ridursi proporzionalmente in base alla percentuale di ore lavorate durante il mese di riferimento, rispetto ad una situazione occupazionale full-time.


Con analoga cornice, viene proposto lo stessa schema di intervento per l’assunzione di personale badante. Seguendo l’impostazione maggiormente diffusa, i casi di assistenza familiare sono quelli inquadrati nell’ambito della Legge 104/92. Alla presentazione della domanda dovrà essere fornita l’eventuale documentazione attestante l’iscrizione a corsi di formazione o la registrazione presso servizi pubblici per l’impiego – in caso di disoccupazione. Nelle ipotesi formulate, l'INPS* giocherebbe un ruolo centrale nell'implementazione di questo piano, erogando un assegno mensile calibrato sulla situazione economica e di lavoro di ciascun nucleo familiare.


Decisamente innovativa è la proposta dello zainetto fiscale che introduce in Italia un modello riformato per la gestione dei bonus e benefici fiscali, basato su quattro innovazioni principali:
Considerazione del ciclo vitale del contribuente: questo approccio considera l'intera vita fiscale del contribuente, assicurando un trattamento più equo e mirato.


Concorrenza tra bonus e libertà di scelta: il sistema promuove una concorrenza tra i vari bonus, offrendo ai contribuenti (sia individuali che familiari) la libertà di scegliere come destinare i propri crediti.
Trasferibilità dei bonus nel nucleo familiare: i crediti accumulati possono essere trasferiti tra i membri della famiglia, aumentando la flessibilità e l'efficacia del sistema.


Accumulo e crescita dei crediti: i contribuenti accumulano annualmente crediti fiscali, che crescono nel tempo grazie alla capitalizzazione del credito non utilizzato
Tale sistema prevede tre modalità di incremento dei crediti: un aumento fisso per tutti, un incremento proporzionale al reddito e un terzo basato sulla fragilità individuale e familiare. I crediti possono coprire fino al 150% del loro valore in crediti di imposta, con aggiornamenti annuali delle opzioni di spesa.

I crediti di imposta sono limitati al 42% della spesa totale, considerando questa percentuale fiscalmente neutrale su un arco temporale pluriennale. Inoltre, qualora lo zainetto esponesse un credito negativo nell'anno successivo, l'utilizzo sarebbe negato fino al suo ritorno in zona positiva.


“In un contesto di risorse pubbliche limitate” – conclude ancora Russo – “riteniamo infatti opportuno che queste vengano indirizzate verso ambiti di spesa che abbiano esternalità positive per l’intera collettività, e che non si limitino a distribuire risorse a particolari gruppi di interesse. In questo contesto, una più ampia partecipazione al mercato del lavoro rientra tra le sfide chiave di una società in cui l’aspettativa di vita aumenta e la natalità diminuisce – da qui l’interesse collettivo delle nostre proposte”.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Dicembre 2023, 17:19
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