Matteo Messina Denaro, il superboss della mafia arrestato lo scorso gennaio dopo 30 anni di latitanza, davanti ai magistrati si mostra in tutto il suo lato irriverente, come a sfidare uno Stato contro cui ha combattuto per decenni come capo, o uno dei capi, di Cosa Nostra. Sentito il 21 febbraio scorso dal gip Alfredo Montalto e dal pm Gianluca De Leo nell'ambito di un procedimento penale in cui risponde di estorsione aggravata, il capomafia si lascia andare a dichiarazioni paradossali sul suo passato, sul suo ruolo e sui suoi beni.
Minacce di morte all'avvocato d'ufficio di Matteo Messina Denaro che si è rifiutato di difenderlo
«Sono un agricoltore apolide»
«Mi chiamo Matteo Messina Denaro, lavoravo in campagna ed ero un agricoltore. La residenza non ce l'ho più perché il Comune mi ha cancellato.
«Cosa Nostra? Lo so solo dai giornali...»
Al magistrato che gli domanda quale fosse la sua ultima residenza Messina Denaro risponde: «A Campobello risiedevo da latitante quindi di nascosto in segreto. L'ultima residenza che ho avuto da uomo lbero è a Campobello». Nel merito delle accuse - al padrino si contesta aver minacciato la figlia di un prestanome, Giuseppina Passanante e il marito per riavere un terreno a loro intestato fittiziamente - Messina Denaro smentisce ogni responsabilità sostenendo di essersi limitato a scriverle una lettera per riavere ciò che era suo. Toni bruschi, a tratti irriverenti, il capomafia nega di appartenere a Cosa nostra di cui sa solo dai giornali.
Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Maggio 2023, 21:48
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