Matteo Messina Denaro non si spacciava solo per Andrea Bonafede. Il boss di Castelvetrano poteva contare su ben cinque identità diverse. Questo è quanto emerge dalle indagini all'interno del covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, dove il superlatitante ha trascorso l'ultimo periodo della sua latitanza durata 30 anni. Gli investigatori, infatti, hanno trovato ben cinque documenti falsi diversi.
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Le altre identità
L'arresto di Messina Denaro, avvenuto lo scorso 16 gennaio nella clinica privata di Palermo, ha visto il boss di Cosa Nostra utilizzare l'identità di Andrea Bonafede, il geometra poi a sua volta arrestato, per poter curare la sua malattia. Ma in questi ultimi anni avrebbe, dunque, utilizzato vari documenti falsi. A quanto si apprende, questi cinque documenti, tutti con la foto del super boss, sono intestati ad altrettante persone in vita e incensurate, prestanomi che avrebbero celato l'identità del latitante per più di 15 anni.
I documenti falsi
«Indagine impeccabile»
Il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha parlato di una indagine impeccabile. «Per questo storico risultato raggiunto grazie alle forze dell'ordine, col coordinamento della Dda, voglio ringraziare in particolare gli uomini e le donne del Ros. L'indagine che ha portato alla cattura di Matteo Messina Denaro è una indagine impeccabile svolta con strumenti tecnici e non c'è elemento di fatto che dica il contrario. Negli atti ci sono i fatti e i fatti sono duri da contestare con le opinioni. Tutti possono esprimerne, d'altronde esistono anche i terrapiattisti, ma restano i fatti».
Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 01:56
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