Lisa, prostituta a 17 anni. Era prigioniera in Campania

Lisa, prostituta a 17 anni. Era prigioniera in Campania

di Vincenzo Ammaliato
Finita schiava per sfuggire al suo destino di schiavitù. La storia di Lisa (nome di fantasia) è simile a quella di tante giovani donne strappate alla loro vita: vendute, barattate, umiliate, talvolta uccise. La vicenda per ora ha avuto una fine meno cruenta ma dovrà passare del tempo prima che venga scritta l’ultima pagina.

Lei, minorenne, nigeriana, arrivata in Italia attraversando prima il deserto del Sahara a piedi nudi e poi il mar Mediterraneo a bordo di un barcone. Sbarca a Salerno ed è condotta in un centro d’accoglienza di Bologna. È giovanissima, e come tutti i suoi coetanei d’ogni parte del pianeta ha tanti sogni che le hanno consentito di resistere al lungo periodo di sofferenze, stenti e violenze, come quelle subite per settimane a opera dei trafficanti d’uomini sulle coste libiche. Dalla struttura d’accoglienza emiliana, però, è fatta immediatamente scappare da due suoi connazionali e condotta in un appartamento di Casapesenna, agro aversano, a poche decine di chilometri da quel buco nero dell’illegalità e del malaffare che è Castelvolturno. Qui, in provincia di Caserta, la giovane viene letteralmente sequestrata e subisce nuove violenze fisiche e psicologiche, questa volta da persone che lei immaginava fossero amici, volti puliti di cui fidarsi.

Per tornare a ottenere la libertà i suoi parenti da tempo integrati in Europa devono pagare all’organizzazione un riscatto di 2mila euro: queste sono le regole della banda. Una sua sorella che vive in Spagna, però, invece di cedere al ricatto decide di avvertire l’Interpol. E così gli inquirenti in breve tempo rintracciano il covo e decidono il blitz. L’operazione è stata eseguita dalla squadra mobile di Bologna, con il supporto logistico di quella di Caserta ed ha portato all’arresto della coppia di sequestratori: si tratta dei fratelli Stanley e Joshua Irabor, 19 e 22 anni, raggiunti da ordinanze di custodia cautelare in carcere per sequestro di persona a scopo di estorsione, emesse dal gip di Bologna Alberto Ziroldi su richiesta del Pm Stefano Orsi, che ha coordinato l’indagine. Per lo stesso reato è indagato a piede libero un terzo nigeriano. La vittima, invece, si trova adesso in una località protetta dalle forze di polizia.

La storia di Lisa richiama alla memoria il dramma di molte ragazze africane sui cui indaga da mesi la magistratura fra Napoli e Caserta. Anche i volontari che lavorano con gli immigrati sulla Domiziana denunciano già da tempo pratiche simili da parte delle organizzazioni malavitose nigeriane che operano in zona. Il cliché è sempre lo stesso: Lisa per tornare libera avrebbe dovuto pagare un riscatto relativamente basso. Diversamente sarebbe stata venduta a una madame sua connazionale e sarebbe stata costretta a prostituirsi, destinazione Francia. Per tornare libera in questo caso avrebbe dovuto pagare un riscatto molto più alto, almeno 30mila euro. Lisa - come scoperto dagli inquirenti - appena condotta nella casa-covo di Casapesenna, come avviene per tutte le tante altre ragazze nelle stesse condizioni, ha subito un rito Wodoo denominato «Juju»: nella tradizione tribale africana, molto radicata nella popolazione nigeriana, chi prova a spezzare tale rito, impazzisce. Lisa e sua sorella, invece, hanno sfidato i sortilegi e chiesto aiuto. Contro di loro non si è scagliato alcuno spirito maligno, ma è arrivata la polizia che ha condotto in carcere i delinquenti mentre la giovane è libera e in salvo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Agosto 2017, 10:41
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