Addio a Lando, istrione della commedia Anni ‘70

Addio a Lando, istrione della commedia Anni ‘70

di Totò Rizzo

Il “merlo maschio” (dal titolo di un suo film) confessava di aver avuto qualche scappatella nei suoi 57 anni di matrimonio ma le sbandate gli erano costate solo tre schiaffoni da parte di Lucia, moglie amatissima. Ieri l’ultimo fischio: Lando Buzzanca, 87 anni, tra gli attori italiani più popolari, celebre per aver interpretato il ruolo dell’“homo eroticus” (per citare un’altra sua pellicola di successo), è morto a Roma al calar di un sipario sul finale impietoso della sua vita privata, tra malanni, ricoveri nelle Rsa, battaglie tra la nuova compagna, il medico personale, l’amministratore legale e uno dei figli, spesso raccontate con curiosità morbosa dalla tv.

Palermitano, sbarcato a Roma giovanissimo col pallino del teatro, Buzzanca si diplomò all’Accademia Scharoff. Per mantenersi faceva il cameriere. Tentò, prestante nel fisico com’era, anche la strada del gigolò: lasciò perdere quando una cliente, oltre ai soldi, tirò fuori dalla borsetta una pistola.

Al cinema arrivò con comparsate (“Ben Hur”) ma Pietro Germi gli diede il primo ruolo in “Divorzio all’italiana” e lo confermò in “Sedotta e abbandonata”. Fu diretto da firme prestigiose, da Petri a Salce, da Pietrangeli a Risi, alternando quei set a qualche pellicola d’argomento pruriginoso e a un paio di spaghetti-western.

L’occasione per scoprire in sé una vena comico-parodistica gliela offrì Bruno Corbucci in “James Tont” ispirato a 007. Fu allora che la notorietà esplose, in seguito messa a frutto soprattutto di quel filone in cui incarnò il seduttore incallito, il priapo indomabile, il conquistatore instancabile nonostante lui si sforzasse di trovare in quel modello fondamentalmente «un uomo fragile, insicuro, succube». Durò per tutti gli anni ’70 e il vento stava già virando verso il pecoreccio di docce, caserme e Pierini.

Il trampolino di lancio era stata però la tv nel 1970 con “Signore e signora” commedia musicale a puntate a fianco di una fuoriclasse come Delia Scala: milioni di telespettatori ogni sabato sera per ridere delle scaramucce di una coppia di coniugi. Dagli anni ’80 si dedicò al teatro (interpretando con successo anche dei classici), al cinema lo richiamarono alcuni vecchi amici (Gigi Magni per “Secondo Ponzio Pilato”) e qualche giovane regista che aveva intercettato in quel suo sguardo sempre spavaldo una ruga di malinconia. E pure la tv gli diede nuove soddisfazioni con i buoni ascolti di fiction come “Mio figlio” e “Il restauratore”.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Dicembre 2022, 06:00
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