L'incubo di Tiziana, imprenditrice italiana nei guai in Libia: "Arrestata e bloccata qui da oltre un anno"

L'incubo di Tiziana, imprenditrice italiana nei guai in Libia: "Arrestata e bloccata qui da oltre un anno"
Un'imprenditrice toscana, Tiziana Gamannossi, agli arresti da settembre 2016 in Libia perché accusata di frode e spionaggio, ha lanciato una richiesta d'aiuto per poter rientrare in Italia. La donna ha raccontato al quotidiano La Nazione di aver trascorso 11 mesi e 6 giorni in carcere, e da agosto si trova ai domiciliari in un hotel di Tripoli.

A farla finire nei guai, un assegno con una firma «falsificata», almeno secondo il governo locale, che durante le indagini avrebbe rettificato l'imputazione in «assegno con firma non perfettamente conforme», racconta la Gamannossi (originaria di Lastra a Signa, Firenze), che commercia in materiali edili, impianti industriali, attrezzature per il settore petrolifero, alimentare. L'imprenditrice spiega che «dopo un interrogatorio di 12 ore» sull'assegno, «visto che non avevano nulla contro di me, mi hanno detto che ero una spia. Da allora ho avuto un'infinità di udienze» e «hanno aggiunto altre accuse».



LA FARNESINA Fonti della Farnesina, interpellate sul caso, hanno spiegato che la Gammannossi è stata arrestata nel settembre 2016 in Libia e detenuta fino all'agosto 2017 in un carcere femminile di Tripoli, in attesa della conclusione del processo a suo carico. E hanno precisato che il caso è seguito fin dal primo momento. L'ambasciata in Libia è sempre in contatto diretto con la connazionale e sta facendo ogni possibile sforzo per assisterla, tra l'altro facilitando la fornitura di beni di prima necessità e di conforto.

In questi mesi - precisano le stesse fonti - numerosi sono stati i passi effettuati, sia in Italia dal Ministero degli Esteri sia in Libia dalla Rappresentanza diplomatica, per chiedere una rapida soluzione della vicenda e per sostenere la richiesta di libertà provvisoria presentata dalla Gamannossi. Ad agosto 2017, il Procuratore Generale di Tripoli ha concesso gli arresti domiciliari alla connazionale, la quale è stata accompagnata dal personale dell'Ambasciata in un hotel vicino alla nostra Sede diplomatica.
Oltre a seguire con estrema attenzione gli sviluppi giudiziari del caso, in stretto raccordo con la Farnesina, l'Ambasciata continua a prestare alla connazionale ogni possibile assistenza, mantenendosi in contatto anche con i familiari in Italia.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Febbraio 2018, 18:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA