Terremoto dell'Aquila, sono passati 15 anni. La fiaccolata per le 309 vittime e il ricordo della tragedia del 2009

Un appuntamento che negli anni è cambiato ed ha evoluto la sua forma, senza mai cessare di rappresentare un momento di riflessione

Terremoto dell'Aquila, sono passati 15 anni. La fiaccolata per le 309 vittime e il ricordo della tragedia del 2009

di Redazione Web

L'Aquila. Un fascio di luce, acceso nel cortile centrale di Palazzo di città, illumina la notte del ricordo nel quidicesimo anniversario del terremoto che il 6 aprile 2009 provocò 309 vittime, sconvolgendo la vita del capoluogo abruzzese e di altri 55 comuni in Abruzzo. Una notte che anche stavolta segna un momento di riflessione e raccoglimento con la fiaccolata che attraversa la città, toccando i luoghi più segnati della scossa, registrata alle 3.32. Un appuntamento che negli anni è cambiato ed ha evoluto la sua forma, senza mai cessare di rappresentare un momento di riflessione, di condivisione e segno di rinascita per una comunità che guarda al futuro senza lasciare dietro il passato.

A rappresentare il futuro due giovani aquilani entrambi nati nel 2009 e iscritti al Conservatorio cittadino, chiamati ad accendere il braciere al Parco della Memoria al termine del percorso a piedi, partito da via XX Settembre, nei pressi del Tribunale. Si tratta di Elisa Nardi, che per il suo percorso di formazione musicale ha intrapreso lo studio delle percussioni, e Tommaso Sponta, studente di violoncello. Memoria e futuro, come Vincenzo e Federico Vittorini, padre e figlio, entrambi voci simbolo tra i familiari delle vittime. «Questo è un momento in cui dobbiamo passare il testimone alle nuove generazioni - sottolinea il più piccolo - il terremoto lo ha subìto una comunità intera, specie i più giovani, su di loro dobbiamo investire per creare opportunità nuove all'interno della comunità».

Quello che è successo all'Aquila può dire molto al resto della Penisola. «È una lezione che va colta - insiste Sergio Bianchi che nel sisma ha perso un figlio - in un momento in cui nel Paese si ricostruisce senza fare prevenzione, mentre nessuno pensa a ricostruire le nostre famiglie». Segue la fiaccolata l'accensione del braciere la lettura dei nomi delle 309 vittime, quindi la Santa Messa in ricordo dei defunti del terremoto celebrata dall'arcivescovo metropolita della città dell'Aquila Giuseppe Petrocchi, nella basilica delle Anime Sante.

Infine, alle 3.32, i simbolici rintocchi.

Il ricordo di Federico che perse mamma e sorella

«A quindici anni dal terremoto pensare di ridurre il 6 aprile ad un giorno incentrato soltanto sul tema del lutto e del ricordo di quella notte sarebbe riduttivo, quindici anni iniziano ad essere tanti, si può iniziare a vedere una nuova città, una nuova comunità che mai come prima d'ora ha bisogno di ritrovarsi perché ancora vagabonda alla ricerca di una stabilità e di una normalità che ormai non fanno più parte delle nostre vite». È uno dei passaggi della toccante lettera inviata alla città da Federico Vittorini, 28enne aquilano che 15 anni fa nel tragico terremoto dell'Aquila ha perso la mamma e la sorella.

Federico è figlio del medico chirurgo Vincenzo Vittorini, a lungo presidente del comitato delle vittime del terremoto. Federico che all'epoca del sisma aveva 13 anni, questa sera parteciperà con il papà alle commemorazioni per il 15esimo anniversario di una tragedia che ha causato la morte di 309 persone. «Inizia ad avvicinarsi il momento in cui ci troveremo davanti ad un bivio, accontentarci e chiudere gli occhi facendo finta che tutto vada bene oppure costruire davvero un'opportunità di rinascita e una consapevolezza di avercela fatta, lasciando alle generazioni future un posto migliore di quello che stiamo abitando - continua la lettera -. È per questo motivo che mi auguro che il 6 aprile 2009 diventi un momento di riflessione, da qui ai prossimi decenni, per l'intera comunità. Un momento in cui tracciare delle linee per capire dove stiamo andando, cosa stiamo diventando e cosa potremmo essere, partendo dal concetto base del 'Fare Memoria', che significa parlare di un evento disastroso come il terremoto anche a chi nel 2009 non era ancora nato, ma non con l'obiettivo di spaventare le generazioni più piccole, ma di insegnare a non rimuovere ciò che ha condizionato e sta condizionando la nostra e la loro esistenza».


Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Aprile 2024, 08:50
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